Negli ultimi anni, la decorazione d’interni ha subito una trasformazione graduale ma significativa verso l’adozione della stampa digitale di grande formato. Diversi fattori convergenti stanno accelerando questa trasformazione, tra cui:
Una marcata inclinazione verso la personalizzazione, riconosciuta come un valore aggiunto capace di fare la differenza.
La possibilità di creare e applicare grafiche digitali in periodi relativamente brevi;
La diffusione di materiali per interni da usare con le diverse tecnologie di stampa;
Una consapevolezza che la sostenibilità passa non solo nell’utilizzo di materiali sostenibili, ma anche nel fornire ambienti che facciano stare meglio chi li frequenta;
La presa di coscienza dei marchi produttori di stampanti, materiali e degli organizzatori di eventi di offrire più materiale e spazio a tali tecnologie;
La consapevolezza di architetti e designer di poter offrire soluzioni che prima non erano possibili.
Per questo, è sempre più frequente imbattersi in articoli dove si sottolinea come la stampa digitale è una risposta importante alle esigenze di personalizzazione e di decorazione in ambito di decorazione d’interni e architetturale.
La domanda allora è al seguente: può oggi uno stampatore considerare la decorazione d’interni per espandere la sua offerta e il suo portfolio? Qui, senza pretendere di dare risposte esaustive, diamo un’occhiata ad alcuni aspetti che vale la pena considerare.
Gli elementi in gioco
Credo che ciò che catalizzi la trasformazione di cui sopra possa esser riassunta in tre punti.
Il primo è l’avanzamento tecnologico delle soluzioni di stampa nelle diverse tipologie d’inchiostri e colori disponibili, che facilita di molto la creazione di applicazioni grafiche.
Il secondo è la “democratizzazione” della stampa digitale di grande formato, oggi disponibile in diverse tipologie di prezzo (non solo per pochi adepti) e integrabile nei flussi di lavoro delle stamperie, con tanti tipi di materiali proposti dai costruttori di supporti per le più diverse applicazioni grafiche.
Il terzo invece è la crescente richiesta di soluzioni personalizzate negli spazi abitativi e commerciali, che sta definendo un nuovo paradigma nel design degli interni.
Cosa dicono i dati
Analizzare le principali applicazioni grafiche nell’interior design offre prospettive sulle future direzioni di questo trend. Prendiamo ad esempio la traiettoria di crescita della carta da parati stampata digitalmente, che è una delle applicazioni principe nella decorazione d’interni.
Essa ha una crescita prevista (CAGR) che va dal 18.2% al 19.1% con un incremento della domanda di soluzioni di decorazione personalizzate, on-demand e just-in-time. In Europa il mercato della decorazione murale si attesta su una crescita del 9.9% (quasi il doppio del 4.6% previsto per la stampa digitale di grande formati).
Questa tendenza è probabilmente il riflesso della propensione dei consumatori e delle aziende a investire in ambienti unici e su misura, come accennato sopra, che riflettano la loro identità o il brand.
Diversi articoli suggeriscono futuri promettenti per l’interior (qui uno) e le tecnologie digitali con le loro potenzialità cominciano a essere conosciute e apprezzate nell’ambito della decorazione.
Vale la pena?
La domanda da farsi è se per uno stampatore digitale vale oggi la pena dedicarsi alla stampa d’interni e al settore architetturale. Ovviamente mi riferisco a chi non ha compiuto questo passo, che, in base alla mia esperienza sul campo sono ancora in parecchi.
Io guarderei ad alcuni aspetti che suggeriscono una risposta positiva.
In primis, quello della dotazione tecnologica. Mai come oggi vi è tanta disponibilità di soluzioni di stampa per ogni tipo di esigenza e applicazione: eco-solvente, UV, resina/latex o pellicole in vinile da intagliare.
Poi l’ampia gamma di materiali da decorazione oggi disponibili e l’expertise dei produttori di materiali, che si affinata con il passare del tempo, quando la decorazione d’interni sembrava un posto per pochi eletti.
Citerei poi l’esperienza maturata dagli stampatori in applicazioni di comunicazione visiva, veicoli, esposizione fieristiche, vetrine ed eventi creai una base molto solida per trasferire queste competenze su altri mercati, come appunto la decorazione d’interni.
Poi vi è la marginalità, con profitti potenzialmente più interessanti rispetto a mercati più saturi come quello della comunicazione visiva. Questo aspetto è interessante sia perché applicazioni di questo tipo sono normalmente più remunerative ma anche perché si ha la possibilità di poter fornire più prodotti grafici rispetto alla richiesta iniziale. Faccio un esempio banale per chi fa comunicazione visiva ma non tanto per la decorazione d’interni. Partendo da una grafica murale, si può anche proporre alla clientela un rivestimento diverso per ogni ambiente, tele pittoriche, grafiche da pavimento, pellicole per vetrate, schermi solari su finestre, sticker murali, retroilluminati, personalizzazioni temporanee con materiali removibili, stampe su tessuto, insegne e segnaletica interna.
Dove sono le sfide
La stampa per interni però non è la comunicazione visiva e ci sono delle peculiarità che lo stampatore deve avere bene a mente.
Innanzitutto, la platea a cui ci si rivolge, che pretende professionalità e conoscenza del settore, risultati di qualità e materiali, ove possibile, sostenibili.
Spesso l’interfaccia qui è l’architetto o il designer, per cui bisogna saper parlare a queste figure in maniera che capiscano la potenzialità che state proponendo. In più, bisogna sviluppare con essi collaborazioni strategiche perché esse lavorino come collettori di potenziali clienti e influencer della tecnologia digitale.
Architetti e designer sono anche consci che eventuali decorazioni debbano avere una durata abbastanza lunga e bisogna garantire che tale necessità sia soddisfatta.
Quindi uno sviluppo di una sensibilità diversa, più legata al design e alle tecnologie che meglio si prestano a soddisfare le esigenze di questa utenza per fornire soluzioni non sono solo esteticamente piacevoli ma anche funzionalmente innovativi e sostenibili.
Questo presuppone un riposizionarsi come immagine e l’adozione di un marketing mirato al settore e anche prendersi del tempo per imparare, il tutto, mentre si continua ad alimentare il business giornaliero.
Poi probabilmente ci sarà la necessità d’investire in nuove tecnologie come appunto stampanti in resina/latex o quelle per superfici materiche, nonché sistemi di finissaggio (se non già presenti in azienda).
Non ultimo, il settore del design, così trendy, fresco e affascinante, offre la possibilità di assumere e formare designer e creativi all’interno della propria azienda dedicati alla decorazione d’interni, in maniera sicuramente più facile rispetto al personale dedicato alla stampa digitale, dove appunto la carenza di tali figure è fonte di preoccupazione per diversi professionisti della stampa.
Per concludere
Come diceva la pubblicità di una carta di credito tempo fa “per molti, ma non per tutti”.
Sicuramente la decorazione d’interni con la stampa digitale rappresenta un’area di crescita potenziale per gli stampatori, rispetto agli ambiti più tradizionali. A ciò aggiungiamo la possibilità di migrare le competenze acquisite nella comunicazione visiva nel settore dell’interior.
Vi sono poi le competenze da acquisire e un eventuale riposizionamento per parlare bene a questo mercato. Vi è la novità che la stampa digitale porta a designer e architetti, cioè la possibilità di poter rinfrescare eventuali ambienti in maniera più frequente, proponendo sempre nuove ambientazioni con spese più contenute rispetto a lavori murari e uscendo fuori dai cliché minimalistici utilizzati sino ad oggi.
Siamo però nelle condizioni di poter valutare con criterio come e cosa possiamo fare, confrontandoci con colleghi che già lavorano nell’ambito, con i marchi di materiale e stampanti o con architetti e designer per programmare poi una strategia che porti nuova linfa alla nostra azienda in termini creativi e di business.
L’adozione di tecnologie innovative e digitali è il motore che sta guidando il cambiamento nel settore della produzione industriale e il mindset degli addetti ai lavori, per massimizzare le produzioni, per consegne just-in-time, gestione degli stock e soddisfazione delle esigenze specifiche dei vari clienti.
Dati come la trasformazione digitale nell’ambito dei processi in crescita del 19.4% fino al 2029 e la manifattura digitale in crescita del 16.5%, indicano che il digitale è parte integrante dell’industria manufatturiera. A ciò, dobbiamo unire la richiesta crescente di personalizzazione dei prodotti dei prodotti, considerato uno dei megatrend industriali. Questo è un aspetto in cui vogliamo far focus in quest’articolo.
Personalizzazione e tecnologie di stampa
Parlando di personalizzazione, notiamo che la stampa Direct-To-Shape, cioè su superfici e oggetti, tra cui includiamo anche parti e componenistica dell’industria elettronica e meccanica, presenta una crescita del 7.2%. Il Printing-on-Demand, cioè la stampa su specifica richiesta (just-in-time, piccoli lotti, prototipi e mock-up), dato trasversale per tutti i segmenti commerciali, prevede uno sviluppo pari al 25.8% fino al 2030, segno si una necessità ben specifica di flessibilità e prontezza nella risposta al mercato.
La personalizzazione è strettamente legata con i processi di stampa. In questo caso consideriamo la stampa digitale con inchiostri UV, anch’essa in crescita del 9.5% annuo. La stampa con inchiostri UV è una soluzione che coniuga sia la possibilità di stampa a richiesta che di personalizzazione di oggetti, parti o superfici. In particolare, le stampanti flatbed (a letto piano) possono offrire la massima versatilità all’industria che intende avvalersi della personalizzazione con inchiostri UV, soprattutto nei settori elettronico, elettrotecnico e meccatronico.
Applicazioni della stampa UV nei segmenti elettronico, elettrotecnico e meccatronico.
Considerando quanto sopra, le possibilità offerte dalla stampa UV flatbed sono particolarmente rilevanti per il settore tecnologico, consentendo la personalizzazione di telai e chassis di apparecchiature elettriche e elettroniche, pannelli frontali o di controllo, tastiere a membrana (graphic overlay), packaging di prodotto, placche, rack, componentistica, astucci, contenitori e tanto altro ancora.
Una delle caratteristiche principali della stampa UV è proprio quella di poter stampare su una molteplicità di superfici, rendendo molto vasto il campo applicativo e produttivo.
La tecnologia di stampa UV. Un Incontro tra qualità ed efficienza
Approfondiamo allora brevemente perché la stampa UV è così versatile e si presta ad essere un valido supporto nel mondo della manifattura attenta alla personalizzazione. La stampa UV utilizza inchiostri che, esposti a luce ultravioletta, induriscono (polimerizzano) immediatamente. Questo processo assicura adesione e durabilità su diversi materiali, oltre a vantaggi come:
Asciugatura istantanea per una maggiore efficienza produttiva con consegne più rapide, sia di produzioni per clienti che di mock-up o prototipi (ad esempio per il reparto marketing o tecnico)
Durata e resistenza dei colori nel tempo.
Ampia gamma cromatica per riprodurre colori molto ricchi oppure fuori dalla gamma standard della quadricromia, grazie all’uso di colori aggiuntivi come rosso e arancione.
Stampa su materiali scuri o trasparenti grazie all’uso come base dell’inchiostro bianco ad alta coprenza.
Dettagli di alto livello e passaggi tonali tra colori eccellenti.
Possibilità di aggiungere texture a rilievo lucide o opache su parti specifiche o sull’intera superfice per effetti tattili, materici o tridimensionali.
Adesione a superfici molto ostiche grazie all’uso di primer appositi
Riduzione dell’impatto ambientale grazie a inchiostri certificati e alla possibilità di ottimizzare le produzioni senza la necessità di creare e stoccare telai (come avviene con la serigrafia).
L’integrazione con processi di stampa esistenti
Molta parte della manifattura già personalizza produzioni grazie all’uso di impianti serigrafici o tampografici interni, oppure utilizzando aziende esterne specializzate. La stampa UV si affianca alle risorse già esistenti e può lavorare in complementarità con esse oppure in maniera indipendente. Ciò vale sia per le aziende che per gli stampatori industriali. Citiamo qui alcuni vantaggi della stampa digitale UV flatbed:
Produzione just-in-time o i tempi molto brevi.
Realizzazione di parti on-demand per ridurre sprechi e inventario.
Flessibilità in termini di pezzature, ideale per serie limitate e prototipi.
Controllo della qualità dello stampato.
Realizzazione di mock-up e prototipi in tempi brevi
Quali prodotti flatbed UV per l’industria
Parlando di stampa UV flatbed, parliamo di apparecchiature che per loro natura si adattano a diversi contesti e disponibili in diverse grandezze. Sono disponibili diverse soluzioni dai marchi più importanti. Tra questi, vorrei citare le soluzioni di Roland DG.
La Roland MO-240, con un’area di stampa di formato A2, è ideale per oggettistica e piccole produzioni, posizionabile in diversi ambienti, dai laboratori, agli stufi grafici interni come sulle linee di produzione.
Per produzioni più grandi, si può valutare la serie CO-i. Una soluzione flatbed con due diverse luci di stampa in larghezza e tre in lunghezza, che possono ospitare e personalizzare numerose quantità di oggetti oppure articoli come porte, pannelli, valigie e chassis.
Tutte offrono la possibilità di ospitare altezza attorno ai 20cm e hanno una gamma colore riproducibile estesa, effetti materici e tridimensionali lucidi e opachi, gestione completa della stampa da software dedicato. In più, per produzioni ripetute, è anche disponibile un software che permette di automatizzare il processo di stampa e di far usare la macchina anche a chi non è esperto di stampa digitale, elemento non secondario in caso di turnover o di utilizzo di manodopera non specializzate. Gli inchiostri hanno certificazioni GREENGUARD Gold, che assicurano il rispetto degli standard per una stampa sostenibile.
Ci sono esempi pratici che danno l’idea della versatilità e della flessibilità di tale tecnologia: Sam Cases, per la personalizzazione di contenitori, Shooter Padel per la customizzazione di racchette da padel, Monro per la personalizzazione di packaging e Tipolitografia Mazzarini per la creazione di elementi brandizzati a scopo pubblicitario.
Perché valutare ora la stampa UV flatbed per l’industria
Nell’industria, gli uffici marketing, di design, gestori di linee produttive e uffici di pianificazione oppure chi lavora in outsourcing per le manifatture devono considerare che la richiesta di produzioni personalizzate, just-in-time, piccoli lotti e on-demand sono una realtà in crescita. Di riflesso, questo sta spingendo la necessità di dotarsi di più tecnologie di stampa e tra questa, quella UV flatbed, che soddisfa le richieste i cui sopra e si propone come soluzione ideale.
L’invito è quello di valutare come la stampa UV possa soddisfare le esigenze produttive e di provare dal vero la flessibilità e la qualità di una stampante flatbed.
Con la chiusura di FESPA Monaco, evento di riferimento nella stampa digitale, possiamo certamente dire che vi sono delle tendenze che si stanno consolidando ed emergendo in maniera abbastanza netta.
L’arrivo della tecnologia DTF Direct-To-Film, che ha superato la fase di adozione e si avvia a crescere abbastanza rapidamente e in maniera affidabile, con i tempi tecnici richiesti dallo sviluppo della parte hardware di questi progetti da parte dei grossi marchi e l’ottimizzazione del processo da rendere meno macchinoso e più pratico.
Il fattore sostenibilità, che assumendo un ruolo di rilievo sta andando oltre il classico schema dell’uso di materiali o inchiostri meno impattanti, ma che investe anche la parte sociale (quanto la tecnologia aiuta il benessere della collettività) e quella di crescita professionale e personale delle aziende (quanto la tecnologia permette la crescita dell’azienda e le sue capacità d’innovazione), di solito realizzata dai servizi complementari dei brand.
Altra tendenza che sta evolvendo in una forma nuova è la tecnologia di stampa con inchiostri UV, su cui vorremmo soffermarci, anche considerando il notevole lato applicativo di tale tecnologia.
La stampa UV. Tendenze e opportunità
La stampa UV è quella che ha preso più piede nell’ambito della stampa digitale di medio e grande formato, grazie all’estrema versatilità applicativa. Le previsioni di questa tecnologia indicano crescite che vanno dal 4.4% al 9.2%, a seconda degli osservatori.
La stampa UV si è ramificata abbastanza velocemente in due filoni principali: quello dedicato alla comunicazione visiva, dove sono principalmente richieste produzioni di metrature importanti di grafiche su pannello.
Il secondo è quello dedicato alla personalizzazione, anche la più estrema, dove più che la velocità conta la flessibilità di stampa sui diversi oggetti o superfici e l’inserimento in workflow di stampa esistenti.
Vediamo quello della personalizzazione.
La personalizzazione
Parliamo da anni della personalizzazione, che ormai si esprime in diversi ambiti e con diverse tecnologie. Se ci focalizziamo sulla personalizzazione di oggetti fatta con tecnologia UV, essa è diventata molto “democratica”, con soluzioni disponibili per tutti i tipi di budget e necessità di stampa.
Gli stampatori che vogliono diversificare la propria produzione possono affiancarla a tecnologie di personalizzazione tradizionali già in uso come la serigrafia o alla tampografia (molti stampatori digitali vengono da questi ambiti), scegliendo periferiche UV roll-to-roll, da banco o flatbed, che hanno un costo abbordabile e con la prospettiva di rientro dei costi abbastanza rapida e prevedibile.
La versatilità offerta da queste soluzioni è cruciale. Personalizzazione, infatti, significa non solo realizzare l’oggetto voluto dal cliente, ma avere la capacità umana e tecnologica di poter ascoltare e capire l’esigenza della clientela e poi realizzarla in-house, controllando qualità e tempi di produzione, dalle varie pezzature fino all’oggetto unico.
Prospettive di mercato nella personalizzazione
Se guardiamo alle prospettive di mercato globali della personalizzazione di oggetti con tecnologia, abbiamo una forchetta tra il 6.7% e il 9.4% di CAGR (Compound Annual Growth Rate – Tasso annuo di crescita composto) con una finestra temporale calcolata fino al 2029. Una previsione di crescita niente male, che deve essere presa come dato mondiale, ma che sicuramente è il riflesso di una tendenza.
Anche la preparazione di mockup e prototipi personalizzati nel packaging è un’alta opportunità interessante. Questo mercato presenta una prospettiva di crescita con un CAGR proiettato fino al 2027 pari al 6.6%.
Stesso discorso per la produzione di etichette personalizzate dove abbiamo un CAGR del 4.8% (proiezione fino al 2032). Parliamo di mercati molto grandi, dove tali crescite spostano volumi significativi di business.
Questi mercati stanno avendo diversi cambiamenti a causa della revisione delle tipologie d’imballaggio verso materiali più sostenibili e possono rappresentare un interessante mercato per la preparazione di prototipi o piccole produzioni.
Estensione del portafoglio tecnologico
C’è un interessante fenomeno in atto da un po’ di tempo relativo l’estensione del portafoglio tecnologico dello stampatore, dove l’acquisizione di tecnologie complementari ai classici eco-solvente, base acqua o sublimazione (per rimanere nell’ambito del grande formato) con come UV, resina, latex, DTF (Direct-To-Film) o DTG (Direct-To-Garment) permette di lavorare meglio su clienti esistenti con nuove proposte applicative e nel frattempo provare nuovi mercati con un rischio controllato.
Anche la stampa digitale offset e il mondo dei servizi di copisteria stanno virando verso l’acquisizione di tecnologie complementari come quelle di cui sopra e proporre soluzioni di materiale personalizzato ai propri clienti, per cui averne contezza e padronanza diventa fondamentale per lo stampatore.
Non ultimo, tornando alla tecnologia UV, l’interesse del mondo industriale, dove la personalizzazione è uno dei megatrend di settore e dove la facilità d’inserimento delle tecnologie UV nel workflow esistente gioca un ruolo cruciale nell’adozione in-house di queste tecnologie.
Per concludere
La tecnologia di stampa UV nel grande formato ha guadagnato una maturità tale da essere un investimento abbastanza sicuro per lo stampatore con ritorni di marginalità prevedibili, sia nell’ambito della comunicazione visiva che in quello della personalizzazione.
Che si voglia estendere il proprio parco tecnologico o fare un upgrade del prodotto in possesso, la valutazione di una periferica UV è sicuramente una delle azioni più consigliate per un piano di crescita della propria azienda in questo momento.
Quali sono i trend di business e di marketing che potranno diventare più concreti nel 2022? Quali di essi saranno più rilevanti e investire l’intera azienda?
A fine anno assistiamo alla pubblicazione di tanti report di previsioni e tendenze da diverse agenzie e aziende (soprattutto d’oltreoceano) che tentano, in base ai dati raccolti negli anni precedenti, di capire che traiettoria il nuovo anno prenderà e cosa sarà possibile che si avveri.
Trend e tendenze infatti maturano nel tempo e si consolidano quando l’adozione degli stessi supera un determinato punto critico.
Per me, l’aspetto più importante sono le domande che tali tendenze suscitano e come le riflessioni che ne conseguono possono eventualmente cambiare il modo di fare di un’azienda.
Di seguito ne trovate sei per me più stuzzicanti, rimandandovi per gli approfondimenti ai link alla fine dell’articolo (sono gli stessi dell’articolo, ma così non interrompete la lettura cliccando gli hyperlink).
1 – Essere o non essere. Lo scopo di un’azienda. Chi è, cosa fa, perché lo fa
Lo scopo che un’azienda ha e del perché essa esista è un concetto chiave che definisce come essa si si pone davanti al mondo, ai clienti, ai potenziali clienti, ai partner e ai propri collaboratori.
Ci sono aziende che hanno fatto della loro missione un aspetto che travalica il puro business (vedi Starbucks con “to inspire and nurture the human spirit – one person, one cup and one neighbourhood at a time”) e comunque mission e vision sono (o dovrebbero essere) riferimento per tutte le strategie che si fanno poi a catena.
Non solo profitti dunque, ma una posizione nella società e nel contesto in cui si opera riconoscibile nel modo in cui l’azienda o l’imprenditore si relaziona con il mercato e che traspare chiaramente nelle azioni.
Secondo Deloitte, nel 2022 tale approccio dovrebbe assumere una maturazione più marcata anche perché, aggiungo io, la nostra sensibilità verso ciò che ci circonda, persone e ambiente, è molto cambiata e se possiamo scegliere, non ci accontentiamo solo di un presso basso o di una determinata caratteristica ma scegliamo un brand che ci dia qualcosa in più e si integri con il nostro sistema di valori.
Proprio la definizione dei valori, dello scopo, dell’ethos e dell’impatto che essi possono avere sulla società diventano un parametro importante per ogni tipo di azienda, dalle più piccole alle più grandi, che può esprimersi in diversi modi, come si vede nei prossimi paragrafi.
Capiamoci bene. Io sono sicuro che prezzo e qualità sono ancora i driver primari di scelta, ma nella stanza della trattativa, quando prezzi, servizi o tecnologie sono simili o allineate, allora il fattore scopo assume una rilevanza strategica, soprattutto se è attivamente praticato all’interno (stakeholder) e all’esterno (Customer Experience) dell’azienda.
Giusto per vedere come vanno le cose al di fuori del perimetro aziendale e come tale esigenza è avvertita nei consumatori, ancora Deloitte, che cita l’Edelman Trust Barometer, il 68% dei consumatori ritiene di avere la forza necessaria per far cambiare un’azienda mentre l’ 86% si aspetta che i CEO prendano una posizione chiara sui temi sociali.
Infatti, come dice Alec Ross nel suo ultimo libro “I furiosi anni venti” le aziende possono influenzare e dirigere i cambiamenti nella società molto più velocemente che il settore pubblico o dei governi citando Walmart e la sua decisione di vendere solo prodotti sostenibili.
Certo che bisogna considerare la nostra realtà locale. A proposito di questo, l’ultimo rapporto del Censis ci consegna un’Italia fragile e impaurita del futuro. Cosa che la pandemia ha solamente aggravato perché alcuni segnali erano già chiari prima del 2020.
Considerando ciò, proprio ai brand, alle aziende, agli imprenditori e alla loro capacità di prospettiva e valoriale spetterà un ruolo importante per esprimere tale direzione, proprio appunto con uno scopo chiaro e socialmente importante. Una cosa che credo arricchisca sia il consumatore che l’azienda stessa.
Se volete leggere una storia davvero bella a questo proposito, guardate cosa fa Dallaranel creare qualcosa di bello e di grande.
Il che ci porta all’altro trend del 2022: la sostenibilità e la responsabilità aziendale.
2 – Sostenibilità e responsabilità aziendale
Sostenibilità, responsabilità e senso di comunità. Questa tendenza richiesta implicitamente o esplicitamente dagli attori sociali ai brand e abbracciata più o meno volontariamente da essi, sembra sempre più consolidarsi a livello mondiale, specialmente nel 2022(vedi Hubspot oppure IBM ), anche a traino di quanto sopra detto.
Non importa se parliamo di piccole aziende o grandi marchi, l’attenzione agli altri, all’ambiente, al modo in cui i prodotti vengono fatti e al tessuto territoriale diventa parte delle strategie comportamentali di un’azienda.
Fare del mondo e della propria azienda un posto migliore lavorando su aree dove effettivamente si può agire non è impossibile e comunque è un aspetto che fa la differenza tra un brand e un altro, tra un’azienda e un’altra e ne permette lo sviluppo a lungo termine.
Personalmente credo che ciò non riguardi il vincere negli affari (o almeno non solo), ma il coinvolgimento delle persone dell’azienda in attività sociali porta a condivider i bisogni ed è una cosa che arricchisce e cambia il modo di porsi di fronte al mondo.
Senza cercare attività mirabolanti, tali azioni spaziano dalla collaborazione con realtà no profit (uno dei trend suggeriti da Forbes), locali o nazionali alla cura dei processi aziendali nell’ottica della sostenibilità, dalla collaborazione con il territorio nel proporre o supportare eventi culturali o di crescita (scuole o università), così come nell’attenzione rivolta alla crescita dei collaboratori con politiche d’inclusione e percorsi di crescita professionali.
Di nuovo, questo è un valore se permea e cambia lo spirito delle persone dell’azienda. Se rimane di facciata, ha vita breve e suona come una moneta falsa.
3 – Crescita dei collaboratori (Employee Activation)
Molto legato a quanto detto sopra, è il concetto di Employee Activation, riportato in un articolo del sito del Marketing Insider Group sulle tendenza per il 2022.
In poche parole, significa la disponibilità delle persone dell’azienda ai bisogni del cliente o del potenziale cliente. Una banalità direte voi. Scontato che ciò accada. Non sempre e oggi ciò è ancora più importante.
L’ampia possibilità di scelta per i clienti nel mercato, le informazioni disponibili in rete (simmetria informativa), l’equivalenza già sopra citata di molte tecnologie in termini di performance, danno un posto primario all’efficienza e all’empatia verso i clienti e i potenziali clienti nel servizio offerto dalle aziende, prima e dopo l’acquisto. Una sensibilità e una disponibilità verso l’altro reale e genuina.
Come detto, ciò dovrebbe essere già parte della Customer Experience (il report della PWC cita il 73% delle persone dove l’esperienza con il marchio è un fattore importante nella loro decisione d’acquisto), però accade che l’azienda si prodighi tanto per aumentare la presenza nel mercato a scapito di una crescita parallela nel servizio clienti (il famoso streching dell’azienda che cresce rapidamente ma non così la sua struttura).
Oppure si è semplicemente stanchi o presi dalla routine. Può accadere. Ma l’altro deve tornare al centro il prima possibile. Proprio guardando un video di Dan Pink, egli parlava della sedia vuota, cioè di tenere una sedia vuota che rappresenta il cliente in ogni momento dell’azienda, dalle strategie alle azioni più comuni. Un pratico “memorare” sul mondo che c’è fuori.
Per questo, l’investimento delle aziende sui propri collaboratori per lo sviluppo delle competenze e della capacità di relazionarsi con il pubblico a ogni livello aziendale (le famose soft skills), è cruciale per completare l’approccio di un brand al mercato.
Di nuovo, secondo Marketing Insider Group, questo sarà uno degli elementi più rilevanti nel 2022, insieme all’esperienza utente senza frizioni e pertinente alle esigenze della persona. Niente di nuovo sotto il sole quindi, ma un input concreto sotto forma di trend utile per farci una ragionata.
4 – La gestione del canale e la PX
Secondo Forrester, la riconsiderazione dei canali di vendita da parte dei brand è uno dei trend più importanti nel 2022.
Questo approccio è chiamato PX (Partner Experience) alla stregua della UX (User Experience). L’ecosistema dei partner, soprattutto nel B2B, è da riconsiderare come creatori di valore e non box-mover o partner con scarso valore aggiunto.
Chi non è d’accordo con questa definizione? Chi è nel B2B lavora spesso con due tipologie di clienti, il canale e l’utente finale. Spesso si tende a dimenticare il primo perché ci si focalizza molto sul secondo.
Però è anche vero che, se il canale non costruisce un valore proprio di esperienza e di supporto, al di la del prodotto che vende e che tende inevitabilmente a commodity, esso verrà bypassato dall’e-commerce.
Se il servizio e il supporto non c’è o è minimo (il discorso dell’Employee Activation vale anche per essi), perché acquistare da un rivenditore?
Qui sta avvenendo una ristrutturazione dei canali di vendita, con concessionari che cambiano volto e diventano agenzie, con modelli di remunerazione basati su commissioni. Chi avrebbe mai detto che acquistare automobili online sarebbe diventato realtà? Eppure il 63% di una ricerca Google negli Stati Uniti considererebbe di acquistare un’auto online.
Questo dovrebbe introdurre prezzi chiari stabiliti dalle case, senza il “traccheggio” del cliente da un concessionario all’altro con il concessionario/agenzia che dovrebbe diventare fornitore di expertise e di supporto tecnico durante e dopo l’acquisto (ci sono anche altre soluzioni ibride considerate dai marchi).
Ciò porta le case automobilistiche ad avere un rapporto diretto con il mercato, non intermediato dal canale, farsi carico dei costi di magazzino e di stoccaggio e gestire anche le vendite tramite e-commerce (modello Tesla).
In molti casi, la soddisfazione del cliente potrà essere legata alla remunerazione dell’agenzia (anche se oggetto di discussione) per aumentare la fidelizzazione del cliente, il cross-selling e l’upselling.
In ogni caso, un cambiamento che lascerà il segno e che si concretizzerà a partire dal 2022 perchè sono rivoluzioni (o evoluzioni) grandi che impattano in maniera importante.
E’ chiaro che esperienza, cortesia, consulenza, disponibilità non tenderanno mai a commodity, delineando il percorso su cui investire nei prossimi anni, sia per le aziende che per la rete commerciale.
5 – Intelligenza artificiale e contenuti
Nel marketing l’intelligenza artificiale sta diventando più accessibile e alla portata delle aziende e nel 2022 questo approccio dovrebbe compiere un passo in avanti. Questa tendenza è praticamente riconosciuta da tutti ed è solo una questione di tempo perché essa si democratizzi e diventi di uso quotidiano.
Attività come l’analisi avanzata, la SEO e l’identificazione delle keyword più remunerative, le gestione di campagne mirate, la distribuzione di contenuti che convertono di più, la creazione di pubblici altamente profilati è ormai realtà (si pensi ad esempio ai software CDP, acronimo di Customer Data Platform, in grado di tracciare i customer journey delle persone, nel rispetto della GDPR, e di poter generare la distribuzione di contenuti altamente attinenti alle necessità e ai gusti delle persone), l’assistenza predittiva post vendita.
L’AI sta diventando protagonista anche nel Marketing Conversazionale, cioè il dialogo tra utenti e aziende fatte da chatbot evoluti, che si configurano in automatico secondo le domande e i comportamenti delle persone, ad esempio sui siti web, con un salto avanti notevole rispetto a chatbot che lavorano su Playbook o percorsi IF/THEN definiti (molto diffusi ma sicuramente validi ma meno flessibili di quelli basati su AI e Machine Learning).
Queste piattaforme di marketing conversazionale imparano e assumono un linguaggio naturale, proprio per evitare quella sensazione di distonia tipica di chatbot meno evoluti.
Da notare che, secondo Forrester, l’engagement digitale diventerà persistente, o in gergo “always-on” e adottata dal 70% dei marketer.
Per far questo, si farà sempre più ricorso ad automazioni digitali per gestire il funnel, i follow-up e le conversioni.
Ma Forrester avverte anche che, il 75% degli sforzi potrebbe non raggiungere lo scopo, a causa della non sufficiente personalizzazione dei contenuti, derivanti dalla mancanza di uno studio serio sulle personas e i comportamenti d’acquisto. Il che ci porta al prossimo trend.
6 – Cookie, dati e AI
Coma ampiamente anticipato nei mesi scorsi, il 2022 vedrà la progressiva scomparsa dei cookie di terze parti. Google dimetterà infatti l’uso dei cookie entro due anni, cosa che Safari e Firefox hanno già fatto.
L’uso di tali cookie è per la profilazione e la creazione di annunci pubblicitari mirati e possono essere “letti” da altri siti, a differenza dei cookie di prime parti, generati dal sito in cui si sta navigando e leggibili solo da quel sito stesso.
Se vendo impianti fotovoltaici, è utile sapere se la persona ha già visitato un sito differente dal mio che ne parla.
La diminuzione e la scomparsa di questi cookie si rifletterà sulle advertising digitali (retargeting), costringendo le aziende a lavorare molto sull’esperienza utente tramite i cookie di prime parti, la qualità dei contenuti e quella degli eventi, fisici, digitali o ibridi.
Questo legato a una conoscenza delle audience grazie alla raccolta dati, alle interviste, allo studio dei clienti esistenti e del marcato in cui si lavora.
Secondo The Drum, il lavoro sui dati di prime parti, non solo provenienti dal sito ma combinati con gli altri touch-point e attività che l’azienda attiva durante il customer journey, diventa fondamentale per le personalizzazione dell’esperienza utente.
The Drum suggerisce anche di usare la gamification, ove possibile, per arricchire questo set di dati, fatta di quiz o survey mirati al prodotto o al servizio che si vuole spingere. Contenuti interattivi che danno informazioni sensate ma permettono un approccio più facile (vedi Outgrow).
A tal proposito, secondo Deloitte il 61% delle aziende con crescita molto marcata stanno già muovendo le loro strategie su dati di prima parte, fornendo content dinamici personalizzati e advertising programmatiche.
A prescindere da questo, a livello marketing rimane fondamentale l’uso di esperienze personalizzate online e offline, la creazione di relazioni vere con le persone, i gruppi e le community, così come la digitalizzazione delle attività (marketing automation, CRM, CMS, DAM, marketing conversazionale, content dinamici, Analytics, Data Visualisation) e la centralizzazione dei dati utente su piattaforme (CDP).
Concludendo
Fare previsioni su quello che sarà è arduo, soprattutto di questi tempi. E’ innegabile però che alcune linee di tendenza sono marcate e altre seguiranno sulla scia di queste.
Non cambia l’interesse genuino verso l’utente, verso le proprie persone, la curiosità, l’innovazione, l’ascolto e l’amore con cui si fanno le cose. Anzi, se si è già su questa strada, le nuove tecnologie e tendenze saranno solo un vantaggio o un’opportunità.
TrueVIS VF2-640. La stampante di Roland che non ti aspetti.
Il plotter Roland VF2-640 è il modello “solo stampa” della serie TrueVIS di Roland DG.
Diciamo solo stampa perché lo vogliamo distinguere dagli altri modelli della serie TrueVIS, SG2 e VG2, che invece integrano anche la funzione di taglio per eseguire la stampa e il successivo taglio su materiali adesivi.
In questo articolo, non ci soffermeremo tanto sulla presentazione commerciale del prodotto ma esploreremo alcuni aspetti che rendono il modello VF2 particolare per chi fa stampa digitale di grande formato e una scelta consigliata per il parco macchine di uno stampatore.
Alcuni (brevi) dati tecnici
Il plotter VF2-640 fa parte della famiglia TrueVIS, brand che sta per True (che significa vero in inglese), cioè la fedele riproduzione del colore stampato, e Vis dal latino, che sta per forza, potenza, energia, e riferita alle sue qualità costruttive e alla produttività della periferica di Roland.
Particolare curioso. Tale nome fu deciso proprio a Roma, durante un meeting di tutti i marketing manager di Roland DG (tra cui io) provenienti da tutto il mondo!
VF2-640 ha una luce di stampa di 162.5cm (64 pollici * 2,54cm =162,5cm. Da qui anche la sigla 640), rende disponibili 10 colori (CMYKLcLmLkWhOrGr), configurabili secondo le esigenze di stampa dell’utilizzatore in cinque modalità differenti:
Ha una risoluzione di stampa 1200dpi (dot per inch o anche punti per pollice, cioè il numero di punti d’inchiostro depositati in ogni pollice lineare orizzontalmente e verticalmente) e utilizza per la stampa una tecnologia piezo (cioè la goccia viene espulsa grazie alla flessione di un cristallo piezoelettrico sollecitato da un impulso elettrico.
La tecnologia piezo non introduce alcuna variazione termica nell’inchiostro e per questo risulta molto precisa nel definire la goccia) su quattro testine di nuova generazione FlexFire.
Utilizza inchiostri TR2 da 500ml (250ml per il bianco), di altissima qualità nella composizione del pigmento, del veicolo e degli additivi, ed è dotato del RIP Roland VersaWorks, suite software completa per la gestione di tutte le esigenze di stampa.
Meccanica molto robusta, motori servo assistiti e sistema di trascinamento di altissima precisione che offre una qualità costante a prescindere dal carico di lavoro.
Fornito con riavvolgitore integrato, il VF2 ha in opzione, in base alla tipologia dei lavori dello stampatore, un asciugatore opzionale in uscita.
A chi si rivolge TrueVIS VF2-640
Questo modello Roland, per la sua qualità di stampa, la risoluzione, la produttività variabile in base alle esigenze aziendali, le configurazioni d’inchiostro selezionabili e la versatilità su tantissimi materiali da stampa, oltreché la possibilità di accoppiarlo facilmente a un plotter da taglio per lavori di stampa e taglio, si rivolge principalmente a :
Chi fa grafica di grande formato per la comunicazione visiva, segnaletica, allestimenti, negozi, fiere o eventi;
Chi lavora nell’ambito della decorazione d’interni e spazi condivisi, sia commerciali che privati;
Chi decora flotte aziendali, camion, bus, e-motive, cicli, barche e aerei.
In termini di applicazioni quindi, data la grande versatilità dell’inchiostro ecosolvente e le centinaia di supporti disponibili in commercio, esse variano e spaziano in diversi ambiti. Qui citiamo:
Banner, scritte e segnaletica, segnaletica stradale orizzontale e verticale, grafica da pavimento, scritte, cartellonistica, personalizzazione di POP (Point of Purchase), POS (Point of Sales);
Poster, fotografie, riproduzioni d’immagini, tele pittoriche, arte digitale, fine art, carte da parati;
Adesivi, etichette e label;
Vetrine, vetrofanie, divisori, retroilluminati;
Grafica veicolare, wrapping, loghi di aziende.
La riproduzione del colore
E’ nella qualità di stampa che VF2-640 gioca una delle sue carte migliori. Le combinazioni d’inchiostro (oltre che la tecnologia di stampa utilizzata e i profili colore a disposizione in Roland VersaWorks) permettono d’indirizzare l’utilizzo verso due direzioni principali: la qualità o la produttività. Riprendiamo la tabella di prima:
CMYKLcLmLkWh (8 colori) – Perfetta per riproduzioni di tipo fotografico. L’uso del ciano light e del magenta light permette la stampa di passaggi tonali e incarnati molto precisi mentre il nero light consente una maggior definizione del dettaglio preservando la morbidezza e il bilanciamento dei grigi. Il bianco consente di estendere la creazione di grafiche su supporti scuri, trasparenti e traslucenti, adesivi e non, oltre che nelle combinazioni per il bianco/nero.
CMYKLcLmLkOr (8 colori) – Anche questa combinazione è perfetta per riproduzioni di tipo fotografico. L’uso degli inchiostri light ciano e light magenta assicurano il giusto passaggio tonale senza sgranature. Il light nero lavora molto bene sulle ombre o nei punti di grigio mentre l’arancione, in questa combinazione, le tonalità dell’incarnato diventano più naturali. L’arancione rende il giallo più vivace e amplia la gamma dei colori rossi riproducibili.
CMYKLkOrGrWh (8 colori) – Combinazione di alto impatto cromatico con estensione della gamma riproducibile dei rossi e dei verdi, per una riproduzione spettacolare dei colori e delle zone d’ombra. Il bianco consente un maggior risalto dei colori, oltre alla possibilità di stampare su supporti scuri, trasparenti metallizzati o iridescenti.
CMYKLkOrGr (7 colori) – Come sopra ma senza bianco, che viene sostituito dal magenta per creare ancor più impatto nelle grafiche stampate.
CMYK (4 colori) – Configurazione mirata alla produttività. Preserva un ottimo gamut riproducibile ma duplica il set degli inchiostri disponibili per velocità di stampa fino a 30,4 mq/h.
In fase d’acquisto con il rivenditore o lo specialista Roland, vanno valutate le varie differenze, le possibilità di stampa con diversi passaggi e le velocità di lavoro. Le combinazioni disponibili assicurano comunque la copertura di ogni esigenza di stampa e di applicazioni grafiche.
Le combinazioni inchiostro. A cosa servono e quando usarle per la produzione
Abbiamo detto che TrueVIS VF2-640 adotta specifiche modalità di configurazione inchiostro. Tali configurazioni, selezionabili all’atto dell’acquisto, hanno usi propri (di solito riferiti a materiali di riferimento usati per testare le velocità e la risoluzione).
Vi sono differenti modalità di stampa selezionabili e per darvi un’idea di come esse siano abbastanza estese, qui sotto indichiamo la massima risoluzione con velocità più basse e le massime velocità con risoluzioni più basse. Vediamo nel dettaglio:
CMYKLcLmLkWh (7/8 colori), CMYKLkOrGrWh (7/8 colori) – Consigliata per PET e vinili traslucenti o trasparenti. Velocità di produzione da 1 mq/h (High Quality 900x900dpi, 7 colori + bianco) ai 6,4 mq/h (High Speed 900x600dpi, 7 colori). Solo bianco dai 3,1 mq/h ai 5,0 mq/h.
CMYKLcLmLkOr (8 colori), CMYKLkOrGr (7 colori) – Consigliata per vinili e banner. Velocità di produzione dai 3 mq/h (High Quality 900x900dpi) ai 12,3 mq/h (High Speed 600x600dpi)
CMYK (4 colori) – Consigliata per vinili e banner. Velocità di produzione dai 4,9 mq/h (High Quality 900×900 dpi) ai 30,4 mq/h (Billboard, 600x600dpi).
Facciamo un esempio concreto di cosa ciò significhi. Una velocità media di stampa su vinile in modalità Standard a 7/8 colori è di 7,6 mq/h mentre in quadricromia, sempre su vinile, in modalità Standard è di 12,8 mq/h.
Questo porta la produzione giornaliera, calcolata su 8 ore di lavoro, senza considerare carico e scarico del materiale e la preparazione del file, dai 60,8 mq ai 102,4 mq al giorno.
Se usiamo il solo bianco, la produzione in modalità Standard è di 5 mq/h, pari a 40 mq al giorno.
Questo è molto importante perché saranno poi le velocità “di mezzo” o Standard a essere le più usate.
Batterie di più VF2 soddisfano ogni esigenza produttiva degli stampatori, che possono lavorare su diversi materiali contemporaneamente a diverse velocità e risoluzioni, mantenendo la stessa colorimetria (grazie a Roland VersaWorks) e qualità molto alte.
Le varie modalità disponibili permettono sia di configurare la macchina secondo il lavoro che si andrà a fare ma anche di poter variare la velocità produttiva secondo i materiali che usiamo o le richieste dei clienti.
Il dettaglio diventa ancor più importante perché si tende, all’atto del confronto tra stampanti, a ragionare solo sulle massime velocità di stampa, che adottano risoluzioni valide solo per prove di stampa e non vendibili o combinazioni d’inchiostro che diventano poi ingestibili a causa dei costi di gestione o della velocità.
Dal suo canto, VF2 bilancia brillantemente le combinazioni d’inchiostro e le velocità con un regime produttivo adeguato e onestamente vendibile da parte di un’azienda di stampa.
Arancione, verde e bianco nel VF2-640
L’uso di colori spot (cioè colori che non fanno parte della classica quadricromia) come il bianco, l’arancio e il verde hanno lo scopo di estendere la gamma colori riproducibile dal VF2-640 e di accelerare la produzione, specialmente per stampe con colori particolari, evitando di perdere tempo nell’ottenere il colore richiesto con l’uso della sola quadricromia.
Uno degli esempi classici che si portano è quello del Pantone Orange 21C, normalmente non riproducibile con la sola combinazione inchiostro, profilo e livelli d’inchiostro.
Questo significa essere pronti alla riproduzione di specifici colori senza perdere tempo in prove e tarature oppure creare progetti grafici che includono grafiche più calde e impattanti, non riproducibili con la normale quadricromia.
Questi colori intervengono anche nel rinforzo dei rossi e dei verdi (si pensi a tramonti, albe, riproduzione di foreste o fogliame) e permettono una maggiore flessibilità, soprattutto se si ha una clientela che ha bisogno di fuori scala o di riproduzione di colori particolari.
Il bianco invece ha diversi usi, ma i principali sono la stampa su materiali scuri, trasparenti, metallizzati, iridescenti e traslucenti.
Questi colori spot, o tinte piatte, vengono gestiti tramite profili appositi dal RIP VersaWorks.
Sia il verde che l’arancione hanno delle librerie specifiche stampabili in VersaWorks, oltre le librerie standard contenute nella Roland Color System Library, per riprodurre l’esatta tonalità richiesta. Ve ne sono 122 per il verde e 142 per l’arancione.
La libreria di Roland Color System Library, una volta stampata, consente di individuare subito il colore richiesto dal cliente sul materiale prescelto.
True Rich Color
True Rich Colour (letteralmente il colore veramente ricco) è un’impostazione di Roland VersaWorks per sfruttare al massimo la riproduzione della gamma colore generata dalla combinazione della tecnologia di stampa di TrueVIS (nel caso specifico del VF2-640) e dell’inchiostro, per la stampa di colori che così facendo hanno un impatto veramente notevole in termini di vividezza e brillantezza, senza perdere la precisione dei toni di grigio, la ricchezza e la precisione dei passaggi tonali e la riproduzione perfetta della cromia degli incarnati e delle gradazioni della pelle.
L’impostazione True Rich Color ha un gamut riproducibile quasi simile all’RGB, preservando però la naturalezza e la ricchezza del dettaglio. Un settaggio che ci sentiamo sempre di consigliare, che lavora con tutte le configurazioni di colore ed esprime il suo meglio quando si utilizzano gli otto colori.
Le certificazioni per gli stampati realizzati con VF2-640
Gli inchiostri TR2 in dotazione con VF2-640 hanno una garanzia sullo stampato nell’utilizzo di materiali 3M™ o Avery Dennison™.
Nel dettaglio, abbiamo per 3M™ la certificazione di garanzia 3M™ MCS™ che permette di offrire prodotti certificati quando si utilizzano inchiostri TR2 e specifici materiali 3M™ (previa certificazione con 3M stessa) e cioè una garanzia per la durata dell’installazione contro sbiadimenti, crepe, distacchi della grafica e altri aspetti relativi la conservazione dello stampato.
Le certificazione di Avery Dennison™ ICS Performance Guarantee (ICS sta per Integrated Component System). Anche qui, la combinazione di materiali Avery™ e inchiostri TR2 consentono di avere una performance garantita dello stampato a livello temporale, grazie alle ricerche e ai test combinati tra Avery™ e i maggiori costruttori di periferiche (da qui il sistema integrato). Il programma ICS Performance Guarantee è disponibile qui, dove sono indicati gli scopi di utilizzo e i materiali certificati.
Vi è poi la certificazione GREENGUARD Gold UL 2818 per gl’inchiostri TR2. La certificazione GREENGUARD Gold accerta i fattori di sicurezza da tenere in considerazione per soggetti sensibili (come ad esempio bambini e anziani) e assicura che il prodotto può essere usato in ambienti come scuole e ospedali.
Importante quindi quando si lavora nell’ambito della decorazione di ambienti più sensibili e da proporre quando si lavora con architetti, designers e responsabili delle costruzioni che sono alla ricerca di prodotti da terze parti sicuri, sostenibili e certificati, da inserire negli edifici.
Non c’è dubbio che offrire una certificazione, se richiesta, aumenti la professionalità dell’azienda, con mutuo beneficio tra certificazione e certificato e aggiunge un’altra caratteristica importante a quelle già elencate per Roland VF2-640.
Stampa e taglio. Aggiungere un plotter da taglio a VF2-640
Roland è famosa per le sue periferiche stampa&taglio. E’ leader mondiale per questa tipologia di periferiche, avendone vendute migliaia sin dal 1995, quando introdusse la prima stampa&taglio PNC-5000 a tecnologia termica e nel 1996, con la prima stampa&taglio a getto d’inchiostro CJ-70.
Ma forse non tutti sanno che Roland ha da sempre progettato e venduto plotter da stampa. Già nel 1998 introduce l’FJ-50, base acqua o dye, con configurazioni CMYKLcLm o CMYKOrGr premiato dall’organizzazione DPI con il riconoscimento di prodotto dell’anno. Nel 2000, con l’Hi-Fi Jet Pro, con goccia variabile a 8 colori CMYKLcLmOrGr. Una rivoluzione in termini di qualità di stampa, con tantissimi modelli successivi di cui il VF2-640 è l’erede.
Da diverso tempo, Roland ha dato la possibilità di accoppiare il plotter solo stampa con una periferica da taglio, per eseguire lavori di scontorno delle grafiche stampate. Il VF2 è estremamente sofisticato sotto questo punto e tramite Roland VersaWorks, lavora con plotter da taglio Roland o di altre marche. Con i plotter Roland GR2, raggiunge una sintesi perfetta per il taglio di grafiche laminate e non, con la precisione massima, grazie alla possibilità di gestire i crocini di registro in molteplici modi, di eseguire stampa e taglio o taglio e stampa. Il tutto direttamente da Roland VersaWorks e la possibilità di scegliere tra taglio standard o passante.
Lavorare con VF2-640 e GR2 permette di avere una soluzione di stampa e taglio separata, indicata principalmente per chi fa volumi più grandi e la possibilità di avere le macchine dedicate per specifici lavori ma anche facilmente accoppiabili per lo stampa e taglio tramite un unico software.
Particolari costruttivi di Roland DG TrueVIS VF2-640
La cosa più immediata da fare quando ci si avvicina a una VF2 è di cominciarla a guardare da vicino. In primis, per un design unico, non riscontrabile in nessun altra periferica da stampa. Poi i particolari costruttivi.
Luce LED bianca neutra sul piano di lavoro per verificare la qualità cromatica durante la stampa. La luce LED diventa rossa quando la periferica segnala la richiesta di attenzione dell’operatore.
Per la parte di trascinamento, vi sono rullini pressori ad hoc che spingono il materiale su un rullo zigrinato per un grip perfetto del materiale.
Piano in metallo (così come lo chassis) che garantisce robustezza ed eliminazione delle vibrazioni e che ospita sia l’unità di riscaldamento sotto la testina per preparare il materiale e aprirne i pori per facilitare la penetrazione dell’inchiostro, sia l’asciugatore in uscita per fissare l’inchiostro sul materiale.
Cuscinetti lineari per lo scorrimento del carrello di stampa ad altissima precisione e motori servoassistiti con circuito di controllo della giusta trazione del carrello e dei materiali. Carello di stampa che ospita quattro testine Roland FlexFire a tecnologia piezoelettrica con risoluzione di 1200dpi a goccia variabile a partire da 4pl.
In più, circuito di ricircolo del bianco dedicato in modo da evitare il deposito dei pigmenti dell’inchiostro che si aziona in automatico.
Unità di pulizia testina completamente rinnovata e sistema di luci LED sulle testine che si accendono in automatico in caso di pulizia manuale.
Sistema di mascheramento dei nozzle della testina nel caso di otturazioni durante la stampa, per garantire sempre la qualità e l’uniformità della passata.
Luci LED sono anche disponibili sopra le cartucce che lampeggiano nel caso l’inchiostro sta per terminare.
Roland DG Connect
Ma come controllare l’uso e le performance della nostra o delle nostre VF2-640? Come capire i consumi, l’utilizzo dei media, i tempi di manutenzione, ricevere i messaggi di allerta sul nostro telefonini?
Roland ha lanciato, proprio con la serie TrueVIS, la piattaforma Roland DG Connect. Disponibile sia su app OS e Android e via web, Connect è sostanzialmente il centro di controllo delle performance della periferica.
Costruita con una serie di dashboard aggiornate in tempo reale, offre la panoramica sul funzionamento della macchine, dei consumi, dell’utilizzo giornaliero e di eventuali messaggi d’errore. In un solo colpo, si riesce a capire come si sta lavorando, come va la produzione giornaliera e programmarsi le operazioni di mantenimento della periferica.
Un incredibile valore aggiunto gratuitamente a disposizione per gli utilizzatori di VF2.
Per concludere
Questa disamina del modello VF2 dovrebbe aver fornito abbastanza particolari per una scelta consapevole.
Oggi sono tante le proposte a livello tecnologico da diversi costruttori come HP, Epson, Mimaki e la scelta può risultare difficile o guidata solo da fattori che dopo l’acquisto non hanno alcuna rilevanza per lo stampatore.
Con TrueVIS VF2-640 Roland offre un prodotto mirato alla qualità e alla versatilità, sia in ambito produttivo che applicativo.
Roland ha un’esperienza costruttiva per questa tipologia di periferiche unica. Per questo, VF2 è una periferica che regala soddisfazioni all’utilizzatore, sia per la semplicità dell’uso ma soprattutto per la qualità egli stampati sui diversi materiali e la riproduzione dei colori PantoneÒ.
Configurabile secondo esigenze, accoppiabile con un plotter da taglio per il lavori di stampa e taglio, solida e affidabile, rappresenta una scelta sana per un’azienda che produce e investe nella stampa digitale.
Da considerare inoltre il valore della periferica nel tempo e rappresenta un assegno sempre spendibile in caso di futuri cambi o rinnovi della stampante.
L’invito è quello di chiedere al vostro rivenditore una prova reale e una dimostrazione delle potenzialità di Roland TrueVIS VF2-640. Non ve ne pentirete!
Cosa succederà nel 2022 nella stampa digitale di grande formato e in generale nella comunicazione visiva? Cosa può essere lecito attendersi visto quello che è successo negli anni precedenti?
In questo articolo esploriamo alcune linee di tendenza generali per condividere con gli operatori del settore cosa potrà accadere e come considerarlo in eventuali investimenti aziendali.
Uno sguardo alla parte economica
La presenza ancora attiva del Covid, il ritorno dell’inflazione e la carenza nella fornitura di materie prime sono parametri che impatteranno sul mercato della stampa digitale. L’inflazione in particolare dovrà essere tenuta d’occhio così come il costo dell’energia e dei beni primari (che può impattare anche sui supporti di stampa).
Per il tessuto italiano fatto principalmente di piccole e medie imprese, già provate dalla pandemia, la sfida derivante da quanto si articolerà soprattutto nell’aumento della produzione per far fronte all’aumento dei costi, una revisione dei prezzi al pubblico. Qundi anche la ricerca di nicchie di mercato con marginalità maggiori rispetto a mercati già consolidati. Secondo le previsioni, questa situazione economica dovrebbe durare fino alla metà del 2022.
Tuttavia, le agevolazioni fiscali messe in campo dal governo, e le facilitazioni del progetto Industria 4.0 offrono alle aziende la possibilità di continuare a investire in innovazione. Nella stampa digitale di medio e grande formato, sarà tuttavia essenziale continuare l’esplorazione di nuovi segmenti di mercato e investire nella combinazione di più tecnologie per ampliare l’offerta del portafoglio di applicazioni grafiche da offrire alla clientela.
Un mondo ibrido ed effervescente
La pandemia ha spinto molto sulla digitalizzazione e nell’uso delle risorse disponibili in rete. Soprattutto nel B2B, la fruizione di contenuti pubblicati sul web (guide, articoli, video, casi studio) ha ampliato la conoscenza delle tecnologie da parte degli utilizzatori che si presentano oggi molto più consapevoli rispetto al passato.
Il mix tra eventi virtuali come webinar e dirette e quelli fisici (fiere ed eventi) ha definito i primi come momenti esplorativi per una prima selezione e i secondi come momenti di finalizzazione e di relazione. Tutto questo a vantaggio di una consapevolezza maggiore nelle scelte tecnologiche per le aziende di stampa e comunicazione visiva.
Ultimo, ma non meno importante, lo scenario che si presenta è caratterizzato da una iper-competizione, che non significa solo la comparsa di nuovi attori ma la necessità di preservare una flessibilità che le aziende devono strutturare per reagire velocemente e proattivamente alle richieste del mercato, sia evidenti che latenti, prima che lo facciano gli altri.
A questo proposito, marchi come il mio, Roland DG, e altri nomi della stampa digitale come HP, Mutoh, Mimaki, Epson, Summa, Canon, Agfa per citarne alcuni, devono offrire sia spunti per nuovi mercati da esplorare (nuove nicchie, nuove modalità applicative) sia la consulenza necessaria per aiutare gli stampatori a rimanere pronti a eventuali cambi in corsa richiesti dalle mutate esigenze del mercato (consulenze e supporto tramite i partner sul territorio).
Il 2022
Quando parliamo di futuro e di trend, si tende a immaginare cose che spuntano improvvisamente fuori e producono un cambiamento. In realtà non è quasi mai così.
I trend e le situazioni si creano e si consolidano nel tempo e diventano più visibili da un certo momento in avanti. Il loro modo di evolvere di solito ignora gli anni solari ma accelera o rallenta a seconda delle condizioni tecnologiche ed economiche. Consideriamo allora ciò che sarà più probabilmente visibile e concreto nel 2022.
In generale, analizzando le previsioni dei vari report disponibili online, il mercato del Sign e della comunicazione visiva presenta una crescita media del 4,8% annua fino al 2026, che non è niente male, considerando anche l’impatto pandemico avuto e in essere.
Comunicazione Visiva e Sign
La situazione odierna sembra in alcuni tratti ricalcare quella post pandemica del 2020, quando dopo le restrizioni vi è stato un aumento nella produzione di grafiche per punti vendita per rinvigorire i messaggi e gli ambienti, in combinazione con quelle grafiche specificatamente create per indicare comportamenti e regole da tenere per evitare i contagi.
Queste ultime avranno bisogno di una revisione e aggiornamento, per cui saranno ancora fonte di business nel 2022. Per la comunicazione visiva, avremo ancora chiusure e aperture che dipendono dal numero dei contagi. Tuttavia, proprio per far emergere il punto vendita, l’evento o l’attività, la comunicazione visiva giocherà un ruolo fondamentale, soprattutto con idee wow e di qualità.
Grafiche da muro (wall graphics), banner da interni ed esterni, bandiere, display POP/POS, grafiche da pavimento e personalizzazione di flotte aziendali, giocheranno un ruolo importante.
Queste proposte grafiche dovranno far parte dell’offerta alla clientela per rendere l’accoglienza indimenticabile e nel rispetto delle norme, magari prevedendo nelle offerte già diverse versioni a seconda delle stagionalità (es. primavera/estate), degli eventi concomitanti (sport, promozioni, ricorrenze).
Servizi di progettazione e design
Proprio la necessità di proporre grafiche che abbiano un impatto sulle persone, una delle tendenze nel modo della stampa e della comunicazione visiva è quella di offrire servizi di progettazione grafica e design.
Se fino ad oggi questi servizi erano dati quasi gratis, contando principalmente sul business generato dal prodotto stampato, il livello di competizione e la specializzazione richiesta porta necessariamente ad offrire questi servizi a pagamento e parte integrante dell’offerta.
E’ ovviamente un processo educativo verso il cliente, ma che genera risultati sul lungo periodo e permette di valorizzare le competenze dell’azienda di stampa. La proposta grafica può passare con l’assunzione di grafici specializzati e designer oppure con accordi con agenzie esterne che possono offrire questo servizio agli stampatori.
La diversificazione delle tecnologie
Una delle tendenze principali, già visibili negli Stati Uniti da circa un paio d’anni e che sta giungendo anche qui da noi, è quella d’integrare più tecnologie all’interno delle aziende di stampa, per offrire un servizio più completo alla clientela ed evitare che essa debba rivolgersi a fornitori diversi.
Soprattutto nelle piccole aziende di stampa, questo aspetto diventa fondamentale per rimanere competitivi. Ma cosa significa diversificazione?
In poche parole, acquisire diverse tecnologie di stampa complementari e, partendo dal file del cliente, proporre diverse soluzioni di personalizzazione con differenti tecnologie e materiali.
Per esempio, stampa & taglio e tecnologia UV, per offrire la personalizzazione degli oggetti. Oppure laser e stampa UV, per creare oggettistica super personalizzata. E ancora tecnologie di stampa su abbigliamento, come trasferimento termico e DTG (stampa diretta su magliette e abbigliamento).
Avere queste tecnologie aumenta la competività e la professionalità della nostra azienda perchè permette di:
Avere un’offerta completa ed evitare la dispersione della clientela
Controllare l’intero processo di produzione e la qualità di stampa
Essere flessibili per produzioni on-demand e cin tempi di consegna molto stretti
Essere autonomi
La iper e micro personalizzazione
Tempo fa, Deloitte pubblicò un rapporto relativo al valore che la personalizzazione apporta e di come essa sia sempre più richiesta.
Mentre al tempo della ricerca questo trend diventava piano piano più marcato, la pandemia, lo sviluppo repentino dell’e-commerce e la consapevolezza tra le aziende di brandizzare il più possibile la loro presenza per distinguersi nel mercato, ha accelerato la necessità di personalizzazione, o di personalizzazione di massa, nel senso di renderlo disponibile per tutti, dalla t-shirt all’abbigliamento da lavoro.
Nel 2022, questa sarà una tendenza molto consolidata, da considerare assolutamente nelle attività di stampa.
La personalizzazione è uno dei trend con maggior crescita. Il web-to-print presenta una crescita del 7% annua, quello delle t-shirt ha una crescita attesa del 9,7% e l’e-commerce (dove gli oggetti personalizzati sono venduti) prevede una crescita del 14,7%.
Adesivi, oggettistica, promozionale, abbigliamento, packaging. Sono i settori dove la personalizzazione gioca un ruolo fondamentale, principalmente con le seguenti tecnologie, a cui abbiniamo le maggiori applicazioni:
Stampa & taglio – Per adesivi, etichette, personalizzazione di automezzi, moto, scooter, bici, materiale termo trasferibile su abbigliamento, decal.
Flatbed UV – Per oggetti promozionali, regali, pannelli, fotografie, contenitori, apparecchiature, strumenti musicali e oggettistica d’arredamento
Stampa UV roll-to-roll – Etichette, packaging (anche con effetti 3D e materici).
La decorazione d’interni
Sempre descritta come la “next big thing“, la decorazione d’interni con la stampa digitale di grande formato in realtà ha sempre faticato nel diventare un mercato interessante per gli stampatori. Ci sono difficoltà oggettive quali:
Trovare la clientela
La progettazione dell’arredo
Il contatto con i designer e gli architetti
Un vocabolario e una tassonomia differente
Tuttavia, le attività svolte sino a oggi di educazione di architetti e designer e la collaborazione tra essi e gli stampatori ha permesso di smussare i vari angoli e rendere la stampa digitale una solida alternativa per la decorazione d’interni. Viscom, per esempio, ha sempre promosso questa sinergia, grazie anche agli sforzi degli organizzatori e di Paola Silva Coronel per rendere più vicina la domanda del mercato e l’offerta degli stampatori.
Il 2022 sembra un anno in cui la decorazione può diventare un mercato abbordabile per gli stampatori a patto che vi si dedichino delle risorse e si coltivino le relazioni con i progettisti.
Le risorse servono principalmente a stabilire e consolidare un contatto con i designer, gli studi di interior e gli architetti, nonché preparare un catalogo con le varie possibilità applicative. Poi magari dei micro eventi dove illustrare “de viso” le varie applicazioni e le modalità di consegna. Bisogna lavorare in sinergia con queste figure per massimizzare la resa.
A livello applicativo e di offerta parliamo di:
Rivestimenti con pellicole di superfici e mobili
Fine art (quadri su tessuto)
Wall graphic
Wall paper
Oggettistica
Floor graphic
Tendaggi, tovaglie, tende
Vetri e vetrine
Mobili personalizzati
Affreschi digitali
Le tecnologie disponibili (in questo casa stampa, stampa tessile, stampa UV), le certificazioni e i materiali rendono oggi il salto possibile per uno stampatore.
Un mercato, quello della decorazione, che ha margini di profitto molto più elevati della comunicazione visiva, con progetti sempre fatti ad-hoc, ritagliati sulle esigenze del cliente e di fatto non comparabili a livello di prezzo.
Web-to-print e E-commerce
Come citato prima, la proliferazione di e-commerce ha reso esplosivo il mercato dell’oggettistica personalizzata. Nuovi attori sono arrivati sul mercato offrendo di tutto tramite piattaforme specializzate come Etsy o Printify. Essi producono e vendono internamente oppure tramite piattaforme delegano a fulfillers che stampano e spediscono.
Gli stampatori hanno diverse scelte a disposizione, da valutare:
Lavorare come fulfillers per piattaforme esistenti
Creare il proprio shop online
Creare shop online per la clientela esistente
Gestire gli shop on line dei clienti, produrre e spedire per loro conto
Le ultime due opzioni sembrano quelle più profittevoli a livello di marginalità.
Creare shop per clienti esistenti significa fornire dei portali privati e customizzati dove il cliente può entrare, scegliere il materiale e inserire l’ordine.
Il catalogo è fatto sulla base delle esigenze specifiche del cliente (per esempio, un ristorante vedrà menu, camici per lo staff, tovaglie personalizzate, banner con offerte del giorno ecc.), con listino e termini di consegna concordati. E’ una soluzione presente nella piattaforma PerBiz di Roland così come in altre piattaforme.
I vantaggi sono quelli di poter programmare il lavoro e di conoscere poi in maniera organica e precisa i dati di consumo e le tempistiche di riordino della clientela.
L’altra opzione invece è un mix tra marketing digitale e servizi di stampa. Clienti come artisti, birrifici, influencer, fotografi, gruppi musicali, associazioni sportive, aziende vinicole, fiere, eventi, hanno l’esigenza di promuovere il loro marchio e di vendere merchandising.
Aiutarli a costruire un eshop e stampare poi tutta l’oggettistica può rappresentare un’interessante fonte di business dove si offre il servizio (il sito di e-commerce e la promozione sui vari canali social), la stampa e la consegna.
Qui è importante la sinergia con un’agenzia web, che si farà carico della parte di info-struttura mentre lo stampatore sarà il referente di progetto per il cliente.
La stampa industriale
La stampa industriale è un mercato complesso, ma pieno di opportunità. E’ una tendenza solida (dove addirittura si ipotizzano crescite fino al 18% annue), che nel 2022 sarà di nuovo un’ottima opportunità per le aziende di stampa.
Pensiamo al packaging, alla personalizzazione di apparecchiature o di parti di esse. Aggiungiamo il mondo del tessile, del fashion con richieste on-demand, dei prodotti di bellezza e del lusso.
Anche se la tendenza è qualla che le aziende produttrici portino la personalizzazione in-house, rimane sempre una buona fetta di industrie che esternalizzaono tale lavoro (per differenti ragioni: costi, competenze, flessibilità).
L’approccio dello stampatore deve essere consulenziale e disporre di un parco di tecnologie in modo da soddisfare le differenti esigenze delle aziende manufatturiere. Tecnologie principe sono l’UV, roll-to-roll, benchtop e flatbed, seguite dalla stampa tessile sublimatica, quella Direct-To-Textile e la stampa inkjet.
Possiamo anche citare lo sforzo che Print4All sta facendo per focalizzare le aziende in questa direzione, proprio mostrando la fattibilità di una concreta collaborazione tra stampa e industria.
Sostenibilità
La sensibilizzazione sui temi di sostenibilità si concretizzerà molto nel 2022. Ora sappiamo che le tecnologie di stampa hanno tutte degli aspetti che possono impattare sull’ambiente. Il lavoro dello stampatore sarà quello di minimizzare tali impatti, renderli gestibili, utilizzare materiali e certificazioni che comprovino l’impegno verso la sostenibilità.
Il PVC è un materiale ancora molto usato (e lo sarà per molto), così come lastre e pannelli. Però ci sono molte alternative offerte dai produttori a livello di materiali più green che sono sicuramente da testare.
Ai produttori di apparecchiature si possono chiedere le varie certificazioni, sia di prodotto (es. ROHS) che applicative (GreenGuard o OEKO-TEX).
In più, buone pratiche di riciclo o di smaltimento possono essere certificate e portate come prova concreta dell’impegno aziendale verso la sostenibilità e l’ambiente.
Per concludere
Aspettare che il cliente arrivi non sembra più una soluzione praticabile nel 2022. Così come non lo è non coltivare i clienti esistenti con nuove proposte e applicazioni.
Vista la mole d’informazioni disponibile in rete, oggi la clientela può tranquillamente fare le sue scelte senza che noi ne siamo a conoscenza e trovare altri fornitori che hanno una presenza più puntuale sul web.
In più, se non si è proattivi nella ricerca e nella proposta, alcuni trend importanti e domande latenti possono sfuggire, con un danno all’azienda.
Curare e valorizzare la propria proposta e la presenza, sia online che offline, diventa elemento distintivo per uno stampatore. Così come, a piccoli passi, cominciare a cavalcare i trend che abbiamo descritto sopra.
Nulla tuttavia è scritto nella pietra, soprattutto in questi periodi. D’altro canto, se ci sono periodi in cui prendere decisioni differenti oppure osare qualcosa di nuovo, sono proprio questi.
Lavorando ultimamente ad alcuni progetti su prodotti di stampa per la mia azienda Roland, sono stato incuriosito dall’inchiostro bianco, che spesso usiamo nella stampa digitale di grande formato ma che ha sempre un’aurea di colore particolare.
Ho pensato allora di approfondire l’argomento, mettendo insieme informazioni sull’inchiostro bianco che spesso si trovano in maniera disaggregata ma che possono aiutare a capire l’uso e lo scopo di avere un colore a disposizione che, seppur difficile, è capace di dare invece grandi soddisfazioni.
Il colore bianco nella storia e nella simbologia.
Il bianco è sin da sempre un colore iconico e ricco di significati.
Già nell’antico Egitto era segno di onniscienza, purezza e innocenza e tali caratteristiche, assieme alla spiritualità e alla voglia di cambiamento, sono ancora valide e intese ai giorni nostri (si pensi ai vestiti da sposa oppure i camici bianchi dei medici o nelle funzioni religiose).
Il bianco è da sempre in contrasto con il nero, per esprimere appunto un concetto opposto (si pensi alla notte e al giorno, allo yin e allo yang), tanto che Kandinskij definisce il colore bianco come l’armonia del silenzio, ma altresì pieno di possibilità, abbracciando appunto tutti i colori dello spettro luminoso.
Da sempre utilizzato nelle tecniche rappresentative e pittoriche, sia come colore puro che per effetti su altri colori, il bianco è stato sempre un elemento primario nella riproduzione, sino ai giorni nostri e, come vederemo, nella stampa digitale di grande formato.
L’inchiostro bianco e la stampa digitale di grande formato
Di norma, il bianco non è un colore che troviamo come standard nelle stampanti digitali. E’ un colore complesso nella creazione e nella gestione, e come ogni cosa importante, richiede attenzione e consapevolezza nell’uso.
Il bianco è acromatico, cioè non ha tonalità. Per questo non può essere creato miscelando altri colori della quadricromia (CMYK) o quadricromia estesa (CMYKLcLmLk). Quindi, esso viene creato come colore apposito. La sua composizione gli permette di riflettere il 97,5% della luce.
L’inchiostro bianco è ottenuto dall’uso di pigmenti di biossido di titanio miscelato al veicolo, liquido che funge da trasporto del pigmento e da legante, che appunto lega gli elementi insieme agli additivi vari che servono per la fluidità, per evitare che l’inchiostro si ossidi o si asciughi prima dell’uso (spiegazione semplificata, ci perdoneranno i più tecnici).
Se in media un inchiostro arriva da avere un pigmento in percentuale fino al 20%, nel caso del bianco arriviamo fino al 50%.
Heavy White
Questa particolare composizione e l’alto contenuto di pigmento, ci fa subito capire che il bianco è un colore “pesante”, dove appunto il pigmento tende naturalmente a sedimentare e staccarsi dal veicolo.
Un po’ come succede con i succhi di frutta, dove la parte più “pesante” si deposita nella parte sottostante del contenitore, e dobbiamo quindi agitare la bottiglia prima di bere, così accade con l’inchiostro bianco.
Il pigmento, quando l’inchiostro non è in uso, si stacca dal veicolo e tende a depositarsi a causa del suo peso. Questo accade nella cartuccia così come nel circuito idraulico (i tubi e i damper della testina). Se stampassimo in questa maniera, senza tener conto della sedimentazione, avremo dei problemi nella riproduzione del bianco, con zone più chiare e altre più scure.
Per ovviare a ciò, le periferiche che usano inchiostro bianco (per esempio le Roland TrueVIS con inchiostri ecosolvente, VersaUV con inchiostri UV oppure anche con le tecnologie latex o DTG) hanno sistemi di circolazione forzata dell’inchiostro, che miscela e muove l’inchiostro nel circuito idraulico a intervalli predefiniti, proprio per evitare depositi.
In più, di norma, se s’installa una nuova cartuccia di bianco, oppure prima di iniziare la stampa giornaliera o una volta a settimana, se il bianco è usato raramente nella stampa, bisogna “shakerare” la cartuccia per ripristinare il giusto equilibrio degli elementi.
Per sua natura poi, il bianco ha un costo d’esercizio più alto (all’invio dei dati, il plotter espelle sempre una piccola quantità d’inchiostro per assicurare che la testina sia pronta per stampare), bisogna usare velocità di stampa più basse rispetto allo standard e, a seconda dell’opacità o della copertura che vogliamo ottenere, effettuare più passate di stampa.
Detto questo, capiamo perchè, come abbiamo detto all’inizio, il bianco non è un inchiostro facile e le stampe che includono questo colore avranno ovviamente un prezzo più alto.
Una volta capito come usare il bianco e cosa realizzare, il suo uso da grandi soddisfazioni e ci permette di spingerci più in la nella nostra proposta grafica alla clientela, su applicazioni e servizi più remunerativi. Vediamo quindi dove usare l’inchiostro bianco nella stampa digitale di grande formato le applicazioni possibili.
L’uso dell’inchiostro bianco nella stampa digitale
Avrete sicuramente notato che la maggior parte dei supporti che usiamo per stampare le nostre grafiche sono bianchi. Questo perché il bianco lo otteniamo semplicemente non stampando sulle parti che vogliamo siano bianche.
Nelle applicazioni più di pregio o particolari però, tendiamo a usare supporti colorati, metallizzati, trasparenti o traslucenti. Qui l’uso dell’inchiostro bianco non solo è necessario, ma indispensabile per creare quegli effetti di contrasto che fanno risaltare la grafica finale.
Come accennato prima, l’inchiostro bianco, di suo, è un colore leggero, quindi le coprenze necessarie si ottengono stampando più strati, la cosiddetta sovrastampa, fino a quando il supporto che stiamo stampando è coperto nella misura in cui ci siamo prefissi, in base anche all’assorbenza del supporto stesso.
Spesso chiamato quinto colore o definito colore spot, l’inchiostro bianco fa appunto differenza su carte o supporti colorati, neri, trasparenti, materiali con sfumature particolari, supporti iridescenti, metallizzati, trasparenti cartoncini o carte kraft.
Qui l’uso del bianco diventa parte integrante del progetto grafico per l’aggiunta di effetti unici e on-demand, per piccole produzioni, pezzi unici o prototipi e mock-up.
Gli usi più comuni dell’inchiostro bianco
L’inchiostro bianco si usa da solo (W), in aggiunta al nero (W+K) oppure in aggiunta alla quadricromia CMYK, in combinazione con la quadricromia estesa CMYKLcLmLk (stampabile prime o dopo, a seconda del tipo di progetto grafico W > CMYKLcLmLk o CMYKLcLmLk > W). Proprio nel progetto grafico, il bianco può essere appunto stampato come colore solido o più trasparente.
Nella stampa digitale di grande formato, l’inchiostro bianco può essere usato per definire i contorni di una stampa a colori e farne risaltare la nettezza.
Essendo opaco, non permette che la luce passi attraverso di esso. l’inchiostro bianco quindi fa risaltare gli altri colori rendendoli più vividi, quando il bianco viene stampato prima, su carte scure e supporti più assorbenti. Da notare che l’opacità si regola secondo il numero di passate di stampa di bianco che si fanno.
Essendo poi più visibile (ricordiamoci che riflette il 97% della luce), è perfetto per grafiche a tinta bianca su supporti scuri o colorati, con un contrasto che rende l’immagine profonda e dettagliata.
Non ultimo, se usato come base su supporti traslucenti o trasparenti (adesivi, vetrofanie) restituisce pienamente la giusta tonalità agli altri colori della quadricromia.
Su che tecnologia di stampa digitale di grande formato è disponibile l’inchiostro bianco
Il bianco oggi è disponibile su diverse tecnologie di stampa digitale come l’ecosolvente, l’UV, il tessile e ultimamente anche nel latex.
Roland, già nel 2005, ha introdotto l’inchiostro bianco sulla stampa inkjet ecosolvente con il modello SC-545EXW, e negli inchiostri UV nel 2008 con il modello LEC-300, raffinandola e migliorandola nel corso degli anni. Per completezza bisogna dire che nelle sue macchine a trasferimento termico come la serie ColorCAMM lanciata nel 1995, Roland forniva già nastri di colore bianco per i lavori descritti prima.
Grazie a questa esperienza, che posso dire unica nel settore della stampa digitale di grande formato senza far torto a nessuno degli altri grandi marchi che popolano la stampa digitale di grande formato, oggi Roland ha ampliato l’uso dell’inchiostro bianco e lo troviamo nelle serie TrueVIS (inkjet ecosolvente stampa oppure stampa&taglio), VersaUV (la famiglia di prodotti a inchiostri UV che includono stampanti flatbed, roll-to-roll stampa&taglio e formati benchtop), Direct-to- Garment e Direct-To-Textile.
Giusto per contestualizzare meglio l’evoluzione texnica che Roland ha portato nell’uso dell’inchiostro bianco in tempi così stretti, la famiglia latex ha potuto beneficiare dei primi inchiostri bianchi su stampanti per supporti rigidi solo dopo 10 anni l’introduzione ufficiale dell’inchiostro latex (2008 > 2018) e 13 anni per averli su sistemi roll-to-roll (2008 > 2021). Questo testimonia come implementare il bianco non sia una cosa tecnologicamente così immediata e richiede conoscenza tecnologica e progettuale.
Bianco ecosolvente e UV
Due tipologie d’inchiostro meritano un passaggio ulteriore perchè sono sicuramente tra le più usate e consolidate: ecosolvente e UV.
L’inchiostro ecosolvente penetra nel materiale e diventa tutt’uno con esso mentre l’inchiostro UV si sovrappone alla superfice del materiale, da qui una maggiore versatilità e copertura per supporti più particolari, anche meno porosi.
Per la natura delle tecnologie, le coperture tra ecosolvente e inchiostri UV sono diverse, così come i materiali che si utilizzano.
Utilizzando l’UV quindi, avremo quindi una coprenza maggiore ma con e le operazioni di sovrastampa, si raggiungono ottimi risultati anche con l’ecosolvente.
Ovviamente, molto dipende dal materiale che andremo a stampare e dalle applicazioni che vogliamo realizzare. Le vediamo sotto.
Alcune differenze
Di norma, l’inchiostro UV asciuga (polimerizza sul materiale grazie alle lampade UV) quasi immediatamente, mentre quello ecosolvente necessita di più tempo per l’asciugatura.
In ogni caso l’asciugatura è fondamentale, soprattutto per materiali che assorbono meno l’inchiostro. Ancor più importante se il bianco che stiamo stampando servirà da sfondo ad altri colori che vi stamperemo sopra.
Un’altra differenza tra le due tecnologie, ecosolvente e UV, è che gli inchiostri della prima non hanno praticamente scadenza mentre i secondi scadono dopo un certo periodo.
Il mio consiglio è, una volta identificata la tecnologia più confacente ai vostri obiettivi, di capire le applicazioni e la quantità di lavoro di massima che vi proponete di fare e di eseguire con il vostro rivenditore delle prove per valutare al meglio la resa sui materiali.
Applicazioni con inchiostro bianco
E veniamo finalmente alla parte applicativa. Mi sono dilungato un po’ ma era importante avere una panoramica di tutti gli aspetti dell’inchiostro bianco in modo da poter meglio capire come utilizzarlo nel vostro business. Le applicazioni descritte sono in larga parte riproducibili sia con tecnologie ecosolvente che UV. Discorso a parte per il bianco tessile (sostanzialmente un base acqua) che affronteremo in separata sede.
Carte o substrati scuri o colorati
Carte e cartoncini scuri, metallizzati, iridescenti sono materiali perfetti per le applicazioni con l’inchiostro bianco. Sia per riproduzioni di una grafica singola (ad esempio riproduzioni di un’immagine in bianco su supporto nero) o per la progettazione di mock-up, prototipi, immagini fotografiche a più colori, l’uso del bianco per particolari specifici dell’immagine o come sfondo per la stampa di altri colori, permette di avere effetti molto particolari, evidenziare i colori, diminuire l’opacità del supporto scuro e conservare la matericità del prodotto.
Tanti i prodotti realizzabili tra cui citiamo inviti, biglietti, cartoline, segnalibri, copertine, confezioni, display per punti vendita e poster.
Bianco su bianco
Usando diversi livelli di opacità e stampando bianco su bianco su substrati bianchi, è possibile creare effetti visuali dovuti appunto alle differenze di tonalità tipo “watermark”. Immaginate icone o disegni che su sfondo bianco o bianco sporco risaltino creando delicati effetti grafici.
Effetti dimensionali
Su substrati scuri, è possibile sovrapporre la stampa di vari disegni o icone che hanno opacità bianche differenti. In questa modalità, si creano effetti dimensionali di profondità. Immaginate, allo scopo, dei disegni di cristalli di neve che possono essere stampati in maniera sovrapposta per creare profondità nella grafica.
Bianco come primer
Su materiali scuri o con superfici irregolari come ceramiche, pietra, laminati, legno o MDF il bianco può essere usato a mo’ di primer su cui poi stampare la grafica, lasciando parte del fondo del materiale originale visibile. Questa combinazione crea degli effetti molto particolari e di sicuro impatto.
Proofing per packaging e prototipi
Una delle applicazioni principe, dove il bianco viene usato molto spesso. Infatti, si stampa su pellicole (film) flessibili di colori particolari, bianchi, metallizzati, perlati o trasparenti, che vengono poi successivamente saldati per realizzare i prototipi. Oppure materiali adesivi per etichette trasparenti, materiali termoretraibili, cartoni e cartoncini.
Etichette e stickers
Altra applicazione molto diffusa, soprattutto su materiali trasparenti, metallizzati o traslucenti, sia per produzioni standard come vetrofanie e segnaletica, che per mock-up o proofing di etichette prima di andare in produzione oppure per produzioni limitate.
Materiali trasparenti
Materiali tipo plexiglass (PMMA) sono largamente utilizzati con il bianco per applicazioni come quadri, targhe, pannelli, perché hanno un impatto visivo notevole, sia in termini di brillantezza che di resa colore.
Di norma la stampa a colori viene fatta sulla parte frontale del materiale, senza tuttavia stampare il bianco, che voi viene stampato in maniera speculare nel retro. Nulla vieta di stampare il bianco sulla parte frontale, se l’applicazione lo richiede oppure di realizzare applicazioni bifacciali.
Retroilluminati
L’incredibile ascesa di questo tipo di applicazioni coinvolge anche le stampe con inchiostro bianco. I retroilluminati (altresì conosciuto come backlit, realizzati sia con film che con materiali rigidi tipo lexan o policarbonati), sono utilizzati in tantissimi ambiti come aeroporti, centri commerciali, cinema, per la loro eccezionale resa grafica.
Molto diffusi sono i cosiddetti Day/Night Display, dove l’immagine è di un tipo durante il giorno (unlit) ma quando è illuminata, alla stessa si aggiungono degli effetti grafici visibili solo grazie alla luce (lit).
Di norma sono materiali trasparenti su cui si stampa una porzione frontale (frontlight) e una posteriore (backlight) e in mezzo uno strato di bianco, che funge anche da diffusore di luce.
Per concludere
L’inchiostro bianco offre sicuramente la possibilità di ampliare l’offerta grafica. Abbiamo visto però che è necessario verificare se alla nostra clientela possiamo proporre questo tipo di applicazioni oppure se vogliamo provare con clienti nuovi, che hanno esigenze diverse da risolvere rispetto ai clienti tradizionali.
Un buon book con esempi e dei campioni da lasciare aiuteranno a sollecitare l’interesse dei potenziali clienti.
Lo sforzo sarà ripagato sia da una maggiore marginalità che dalla soddisfazione di aver compiuto un passo verso applicazioni che danno un tono differente alla vostra azienda e la posizionano in maniera più innovativa rispetto ai concorrenti. D’altronde, come detto all’inizio, il bianco è anche sinonimo di cambiamento!
Da ultimo, la consulenza del vostro rivenditore o di un esperto Roland (nel caso siate interessati a una delle soluzioni che abbiamo visto sopra) vi indicherà la tecnologia d’inchiostro più adatta alle vostre esigenze, facendo assieme a voi tutte le prove necessarie per l’uso dell’inchiostro bianco e per un uso giusto e profittevole.