Intelligenza artificiale e stampatori (ma non solo). Due suggerimenti per iniziare bene.

Lo so. Immagino che vedere scritto di nuovo intelligenza artificiale possa provocare reazioni che vanno dalla scrollata di spalle alla nausea, a seconda di come siamo stati esposti all’argomento.

Ma qualcosa sta succedendo, e succede ora e, a prescindere dal nostro interesse, disgusto, timore o dalla nostra curiosità, l’intelligenza artificiale cresce e prolifera in maniera repentina.

Se vi sentite un pochino persi e fate fatica a capire come questa rivoluzione potrebbe impattare (anzi, impatterà), benvenuti in questo grande club, di cui anch’io faccio parte.

Il lato positivo è che questo momento è perfetto per ritagliarsi un po’ di tempo e cercare di afferrare un paio di concetti che, secondo me, sono fondamentali, qualunque cosa accada in futuro e come l’intelligenza artificiale evolverà nel nostro ambito.

Sono basati sulla mia esperienza fino ad ora, cercando di andare oltre la superficie degli slogan e capire come un professionista che oggi ha un’azienda, può cominciare a muovere i passi giusti nella contestualizzazione di questa innovazione tecnologica, che vi assicuro, se ben compresa e usata, può far fare un salto in avanti ad ogni organizzazione. Allora, cominciamo.

C’era una volta

Chi è nella stampa digitale da un po’ e si guarda indietro, scopre come cose che sembravano assolute e inossidabili sono cambiate, evolute o scomparse. Dai cartelli dell’insegna dipinte a mano alle stampanti digitali di grande formato, dai caratteri della tipografia all’offset digitale, dalla fresatura alla stampa 3D, dai plotter a penna al getto d’inchiostro, dalle serigrafie con prodotti di massa a prodotti singoli personalizzati con tecnologie digitali.

Pensate poi al modo in cui il comunicare la propria attività è evoluto e ha creato cose nuove. Prima il passaparola, poi i manifesti, poi la radio o la TV (a seconda dei budget). Poi la mail, la newsletter, il sito web, la necessità di essere trovati, e quindi la SEO, i social, la pubblicità online a pagamento, le keyword, le immagini, i video, YouTube, i reel, TikTok, i contenuti. Tutta roba che prima non c’era e che era difficile prevedere che accadesse.

Curve a U, che hanno repentinamente cambiato il nostro modo di lavorare. Come diceva l’economista Oren Harari, l’invenzione della lampadina non è arrivata da un continuo miglioramento delle candele. Cioè, a un certo punto si svolta.  Si può però evitare che questa svolta ci colga impreparati.

Allacciare le cinture

Per l’intelligenza aartificiale, mi focalizzerei su due cose.

Partiamo dalla prima: capire, almeno a grandi linee, cosa c’è dietro l’intelligenza artificiale a livello tecnico, per poi facilmente valutare le varie proposte che ci arriveranno.

Capire cioè che l’intelligenza artificiale è un mondo, che abbraccia diverse metodologie che tendono a far fare alle macchine operazioni che semplificano e aiutano l’uomo.

Sapere poi che le macchine possono essere addestrate con procedure che si chiamano Machine Learning e che il Machine Learning diventa più sofisticato quando utilizza architetture basate su reti neurali (così chiamate perché mimano i nostri neuroni, in realtà sono dei sofisticati complessi matematici che lavorano proprio come un neurone e i suoi collegamenti, dando più o meno importanza ad alcuni input, a seconda dell’output che si vuole ottenere).

L’evoluzione delle reti neurali, dell’hardware a supporto per fare calcoli enormi con grandi quantità di dati, di algoritmi sempre più sofisticati (pensiamo agli algoritmi come a una serie d’istruzioni per far fare al nostro sistema di AI dei particolari compiti), tutto questo ha portato a un sottoinsieme del Machine Learning che si chiama IA generativa.

Tirate il fiato ora, questa premessa era necessaria per arrivare a un punto che considero chiave per noi: comprendere quello che sta succedendo oggi.

AI generativa e dintorni

L’IA generativa appunto genera, cioè crea cose nuove che prima non c’erano. Mentre un classico sistema guidato da IA più semplici (per modo di dire), come ad esempio il sistema di raccomandazione di Netflix per il prossimo film che magari potrebbe piacere, fa solo quel compito (task), l’IA generativa, nel suo ambito genera un nuovo contenuto. Questo avviene semplicemente chiedendolo.

Incredibile vero? Ma come con le persone, bisogna saper chiedere. Ci torniamo tra un attimo.

L’IA generativa ha un altro sottoinsieme (lo so, sembra complicato ma non lo è così tanto) che si chiama LLM, Large Language Model, grandi modelli di linguaggio.

Questi sistemi di IA sono focalizzati sul testo.

Specificatamente, sono capaci di predire le giuste parole che compongono la risposta alla richiesta che noi abbiamo allegramente inserito nel nostro ChatGPT.

Semplifico questo concetto (e non me ne vogliano i più tecnici). Se a una persona chiedo “La matita è…..” lui probabilmente mi risponderà “sul tavolo” o “sulla scrivania”. Sono risposte che sono probabili statisticamente. Meno probabile è che la risposta sia “sott’acqua”. Potrebbe, ma statisticamente è molto improbabile.

Come abbiamo insegnato agli LLM a rispondere in maniera giusta alle nostre richieste? Facendogli ingerire tonnellate di contenuti disponibili digitalmente, allenando i modelli LLM con tecniche di Machine Learning, fornendogli domande e risposte, rifinendo le risposte quando non erano adeguate. Ho semplificato in maniera orribile ma il succo è questo.

I modelli di testo cercano la risposta più probabile alla nostra richiesta. Sapete come? Vettorializzando il testo, come un software RIP, e trasformandolo in un numero. Le parole vettorializzate, saranno disposte su più piani cartesiani virtuali all’interno del modello.

Nel caso precedente matita, tavolo e scrivania saranno vicini mentre sott’acqua sarà più lontano, e quindi meno probabile che venga usato come risposta.

ChatGPT è un LLM. Gemini è un LLM così come Claude e CoPilot. GPT sta per generative Pre-Trained Transformer, un sistema che genera (generative), addestrato e rifinito con enormi quantità di dati (pre-trained) basato su una rete neurale, appunto Transformer, molto sofisticata.

Questi modelli, che danno l’impressione di essere umani, in realtà sono modelli statistici allenati su prodotti di intelligenze umane che mimano artificialmente il nostro comportamento.

Questi sono le cose che dobbiamo conoscere.

Sapere come funzionano questi sistemi, da dove vengono e come sono composti ci permetterà di capire come verranno utilizzati all’interno dei nostri software che usiamo e smitizzeranno le varie terminologie usate dai fornitori e consulenti.

Ne capiremo poi anche i limiti. Ad esempio, essendo sistemi programmati per predire, daranno sempre una risposta, anche se inventata (si parla in questo caso di allucinazioni). Infatti, il loro obiettivo è di eseguire sempre il loro task, che in questo caso è dare una risposta. Più che un problema, è paradossalmente la loro natura.

Quindi?

Gli LLM stanno diventando da generalisti a verticalisti. Cosa cambia? Cambia il set di dati con cui essi vengono addestrati. E succederà che prima o poi vi proporranno dei sistemi basati su IA, che presumibilmente saranno degli LLM. Questi LLM potranno funzionare prioritariamente con i vostri dati.

Immaginate di poter collegare la vostra parte documentale, la parte di analitica del web o del vostro CRM e poter sfruttare la potenza di questi dati che oggi sono frammentati su differenti piattaforme o database (o file Excel). Immaginate di poter collegare anche questi sistemi che esplorano le novità di mercato e poter trarre, semplicemente con una domanda, una tendenza o un modo di potersi promuovere in un mercato o ai clienti che hanno già fatto acquisti. Immaginate un chatbot che risponde h24 utilizzando i vostri dati e l’approccio che voi volete, per generare interesse e contatti.

In più, anche i sistemi robotizzati, che verranno sempre più implementati all’interno delle produzioni (vuoi per la mancanza di forza lavoro o perché i collaboratori possono fare cose più creative mentre i robot quelle più ripetitive), eseguiranno istruzioni basati su comandi in linguaggio naturale.

Conoscere quindi la tecnologia (almeno a grandi linee), come funziona e i suoi limiti insiti e soprattutto come dialogare con essa. Ed ecco il secondo punto. Vediamolo insieme.

Parlare con l’IA

Un passo indietro. Abbiamo visto che gli LLM sono un sottoinsieme dell’IA generativa. L’IA generativa non contempla solo gli LLM focalizzati sui testi, ma anche sistemi per generare immagini, audio, video, parlato e codice di programmazione.

Piattaforme come DALL-E, Midjourney o Firefly per le immagini, Runaway, Pika, HeyGen o Sora per il video, Stable Audio, Suno o Whisper per l’audio, offrono diverse possibilità di generare le cose che ci servono.

Qual è la cosa in comune tra questi software e gli LLM? Possiamo chiedere cosa ci serve. C’è il linguaggio che ci permette d’interfacciarci con loro, e noi programmiamo questi sistemi con il nostro linguaggio naturale.

Non per questo una delle piattaforme più diffuse si chiama ChatGPT, dove il chattare (parlare) è rappresentato visivamente da un box dove scrivere. L’esplosione dell’IA in termini di diffusione è partita quando OpenAI ha messo a disposizione di tutti la possibilità di parlare con la piattaforma in maniera naturale (si parla infatti anche di programmazione con linguaggio naturale).

I sistemi si basano su questo. In gergo, l’istruzione che noi diamo si chiama prompt. Per i più stagionati, il prompt era la linea dove immettere i comandi sui vecchi sistemi MS-DOS. Oggi il prompt è una finestra e saper chiedere in maniera giusta alla nostra IA quello che vogliamo ottenere è fondamentale.

Non per niente, si è sviluppata quella nuova specialità che si chiama prompt design o prompt architecture. In pratica, si tratta di contestualizzare bene la richiesta e iterare a più riprese per raffinarla ed avere risultati che fanno veramente la differenza. Di nuovo, programmiamo la macchina con il linguaggio con un approccio pressochè simile e fatto di alcuni semplici regole:

  • Dare contesto, dire all’IA chi deve impersonare;
  • Definire il compito che deve eseguire, il task;
  • Dare le istruzioni su come farlo e come riprodurlo (tono, approccio, sentiment);
  • Definire l’audience a cui il risultato “parlerà”;
  • Il formato di uscita (lingua, lunghezza, formattazione);
  • Se occorre, definire dei limiti (non dire x o y);
  • Dare degli esempi in modo che la macchina capisca prima cosa deve fare (questa tecnica si chiama few-shot learning)

Si può anche chiedere al nostro LLM di rivedere il prompt e farci suggerire miglioramenti. Sulle piattaforme di Generative AI per immagini e video, oltre al testo, si possono inserire parametri per ottenere output specifici (ad esempio per le immagini si può specificare la focale, il tipo di apparecchio fotografico o la pellicola).

Da ricordare anche che i sistemi LLM, prioritariamente costruiti per il testo, oggi si definiscono multi-modali o omni-modali. Significa che oltre ad input e output testuali, possono fornire anche accettare immagini o altre tipologie di file (fogli di calcolo, pdf) e restituire output in immagini, tabelle e altro ancora. Quindi spesso combinano diverse modalità generative. Sono sicuro che a breve verranno supportate anche altre funzioni, essendo questo un argomento in divenire.

Comunque, c’è una tonnellata di materiale in giro e non è questo il luogo su cui approfondire sulle tecniche di prompt. Ho citato quanto sopra per far vedere praticamente quanto è importante imparare a scrivere bene le nostre richieste.

Questo è il secondo punto quindi. Insieme alla tecnologia, dobbiamo far nostro il dialogo.

Per concludere

Come si evince, l’argomento è vasto e per questo complesso, almeno all’inizio. So anche che ho semplificato alcuni concetti e omesso alcuni dettagli e trascurato le implicazioni etiche ma per il fine dell’articolo, non erano indispensabili.

Facendo propria la tecnologia (ad alto livello ovviamente, senza diventare dei programmatori) e la maniera di dialogare con le piattaforme, facciamo già un bel grosso passo avanti.

Poi tutto sembrerà magicamente più semplice e potremo gestire eventuali proposte di fornitori o agenzie, capire le integrazioni di IA ai nostri software esistenti, seguire le evoluzioni senza perdersi.

Come farlo?

In due modi principalmente. Seguire corsi e ritagliarsi dello spazio per approfondire. L’IA abbraccia non solo la tecnologia, ma anche l’etica, la filosofia, la finanza.  Questo vi fa capire come essa sia un evento che impatta tutto il nostro mondo contemporaneo a una velocità molto sostenuta.

Mettete a budget un bel corso, preferibilmente in presenza, per voi e il vostro personale. Ci sono tante agenzie che lo offrono oppure pagate un consulente che venga in azienda.

Chiedete di approfondire l’IA generativa, gli LLM e le tecniche di prompt, così come le varie attività che tramite buoni prompt potete realizzare: brainstorming, content, data analysis, calendari social, creazione massiva di post, nuove idee per i clienti, analisi della concorrenza, scrittura di guide e articoli, revisione dei nostri testi, immagini, video clip, traduzioni, video in altre lingue.

Veramente non c’è limite. Appunto per questo, dobbiamo imparare a guidarla e a farla nostra. Non ve ne pentirete!

Roland TrueVIS VF2-640. Un gioiellino di stampante

TrueVIS VF2-640. La stampante di Roland che non ti aspetti.

Il plotter Roland VF2-640 è il modello “solo stampa” della serie TrueVIS di Roland DG.

Diciamo solo stampa perché lo vogliamo distinguere dagli altri modelli della serie TrueVIS, SG2 e VG2, che invece integrano anche la funzione di taglio per eseguire la stampa e il successivo taglio su materiali adesivi.

Roland DG TrueVIS VF2-640
Roland DG TrueVIS VF2-640

In questo articolo, non ci soffermeremo tanto sulla presentazione commerciale del prodotto ma esploreremo alcuni aspetti che rendono il modello VF2 particolare per chi fa stampa digitale di grande formato e una scelta consigliata per il parco macchine di uno stampatore.

Alcuni (brevi) dati tecnici

Il plotter VF2-640 fa parte della famiglia TrueVIS, brand che sta per True (che significa vero in inglese), cioè la fedele riproduzione del colore stampato, e Vis dal latino, che sta per forza, potenza, energia, e riferita alle sue qualità costruttive e alla produttività della periferica di Roland.

Particolare curioso. Tale nome fu deciso proprio a Roma, durante un meeting di tutti i marketing manager di Roland DG (tra cui io) provenienti da tutto il mondo!

VF2-640 ha una luce di stampa di 162.5cm (64 pollici * 2,54cm =162,5cm. Da qui anche la sigla 640), rende disponibili 10 colori (CMYKLcLmLkWhOrGr), configurabili secondo le esigenze di stampa dell’utilizzatore in cinque modalità differenti:

  • CMYKLcLmLkWh (8 colori – Ciano, Magenta, Giallo, Nero, Ciano leggero, Magenta leggero, Nero leggero e Bianco)
  • CMYKLcLmLkOr (8 colori- Ciano, Magenta, Giallo, Nero, Ciano leggero, Magenta leggero, Nero leggero e Arancione)
  • CMYKLkOrGrWh (8 colori – Ciano, Magenta, Giallo, Nero, Nero leggero, Arancione, Verde e Bianco)
  • CMYKLkOrGr (7 colori -Ciano, Magenta, Giallo, Nero, Nero leggero, Arancione e Verde )
  • CMYK (4 colori -Ciano, Magenta, Giallo, Nero).
Set inchiostri TrueVIS Roland DG
Set inchiostri TrueVIS Roland DG

Ha una risoluzione di stampa 1200dpi (dot per inch o anche punti per pollice, cioè il numero di punti d’inchiostro depositati in ogni pollice lineare orizzontalmente e verticalmente) e utilizza per la stampa una tecnologia piezo (cioè la goccia viene espulsa grazie alla flessione di un cristallo piezoelettrico sollecitato da un impulso elettrico.

La tecnologia piezo non introduce alcuna variazione termica nell’inchiostro e per questo risulta molto precisa nel definire la goccia) su quattro testine di nuova generazione FlexFire.

Testine FlexFire su Roland VF2-640
Testine FlexFire su Roland VF2-640

Utilizza inchiostri TR2 da 500ml (250ml per il bianco), di altissima qualità nella composizione del pigmento, del veicolo e degli additivi, ed è dotato del RIP Roland VersaWorks, suite software completa per la gestione di tutte le esigenze di stampa.

La dotazione inchiostri di VF2-640
La dotazione inchiostri di VF2-640

Meccanica molto robusta, motori servo assistiti e sistema di trascinamento di altissima precisione che offre una qualità costante a prescindere dal carico di lavoro.

Fornito con riavvolgitore integrato, il VF2 ha in opzione, in base alla tipologia dei lavori dello stampatore, un asciugatore opzionale in uscita.

A chi si rivolge TrueVIS VF2-640

Questo modello Roland, per la sua qualità di stampa, la risoluzione, la produttività variabile in base alle esigenze aziendali, le configurazioni d’inchiostro selezionabili e la versatilità su tantissimi materiali da stampa, oltreché la possibilità di accoppiarlo facilmente a un plotter da taglio per lavori di stampa e taglio,  si rivolge principalmente a :

  • Chi fa grafica di grande formato per la comunicazione visiva, segnaletica, allestimenti, negozi, fiere o eventi;
  • Chi lavora nell’ambito della decorazione d’interni e spazi condivisi, sia commerciali che privati;
  • Chi decora flotte aziendali, camion, bus, e-motive, cicli, barche e aerei.
Roland TrueVIS VF2-640
Roland TrueVIS VF2-640

 

In termini di applicazioni quindi, data la grande versatilità dell’inchiostro ecosolvente e le centinaia di supporti disponibili in commercio, esse variano e spaziano in diversi ambiti. Qui citiamo:

  • Banner, scritte e segnaletica, segnaletica stradale orizzontale e verticale, grafica da pavimento, scritte, cartellonistica, personalizzazione di POP (Point of Purchase), POS (Point of Sales);
  • Poster, fotografie, riproduzioni d’immagini, tele pittoriche, arte digitale, fine art, carte da parati;
  • Adesivi, etichette e label;
  • Vetrine, vetrofanie, divisori, retroilluminati;
  • Grafica veicolare, wrapping, loghi di aziende.
Stampa rivestimenti murali con VF2-640
Stampa rivestimenti murali con VF2-640

La riproduzione del colore

E’ nella qualità di stampa che VF2-640 gioca una delle sue carte migliori. Le combinazioni d’inchiostro (oltre che la tecnologia di stampa utilizzata e i profili colore a disposizione in Roland VersaWorks) permettono d’indirizzare l’utilizzo verso due direzioni principali: la qualità o la produttività. Riprendiamo la tabella di prima:

  • CMYKLcLmLkWh (8 colori) – Perfetta per riproduzioni di tipo fotografico. L’uso del ciano light e del magenta light permette la stampa di passaggi tonali e incarnati molto precisi mentre il nero light consente una maggior definizione del dettaglio preservando la morbidezza e il bilanciamento dei grigi. Il bianco consente di estendere la creazione di grafiche su supporti scuri, trasparenti e traslucenti, adesivi e non, oltre che nelle combinazioni per il bianco/nero.
  • CMYKLcLmLkOr (8 colori) – Anche questa combinazione è perfetta per riproduzioni di tipo fotografico. L’uso degli inchiostri light ciano e light magenta assicurano il giusto passaggio tonale senza sgranature. Il light nero lavora molto bene sulle ombre o nei punti di grigio mentre l’arancione, in questa combinazione, le tonalità dell’incarnato diventano più naturali. L’arancione rende il giallo più vivace e amplia la gamma dei colori rossi riproducibili.
  • CMYKLkOrGrWh (8 colori) – Combinazione di alto impatto cromatico con estensione della gamma riproducibile dei rossi e dei verdi, per una riproduzione spettacolare dei colori e delle zone d’ombra. Il bianco consente un maggior risalto dei colori, oltre alla possibilità di stampare su supporti scuri, trasparenti metallizzati o iridescenti.
  • CMYKLkOrGr (7 colori) – Come sopra ma senza bianco, che viene sostituito dal magenta per creare ancor più impatto nelle grafiche stampate.
  • CMYK (4 colori) – Configurazione mirata alla produttività. Preserva un ottimo gamut riproducibile ma duplica il set degli inchiostri disponibili per velocità di stampa fino a 30,4 mq/h.
Esempio du stampa con VF2-640. Da notare l'impatto della grafica e la qualità di stampa.
Esempio du stampa con VF2-640. Da notare l’impatto della grafica e la qualità di stampa.

In fase d’acquisto con il rivenditore o lo specialista Roland, vanno valutate le varie differenze, le possibilità di stampa con diversi passaggi e le velocità di lavoro. Le combinazioni disponibili assicurano comunque la copertura di ogni esigenza di stampa e di applicazioni grafiche.

Le combinazioni inchiostro. A cosa servono e quando usarle per la produzione

Abbiamo detto che TrueVIS VF2-640 adotta specifiche modalità di configurazione inchiostro. Tali configurazioni, selezionabili all’atto dell’acquisto, hanno usi propri (di solito riferiti a materiali di riferimento usati per testare le velocità e la risoluzione).

Vi sono differenti modalità di stampa selezionabili e per darvi un’idea di come esse siano abbastanza estese, qui sotto indichiamo la massima risoluzione con velocità più basse e le massime velocità con risoluzioni più basse. Vediamo nel dettaglio:

  • CMYKLcLmLkWh (7/8 colori), CMYKLkOrGrWh (7/8 colori) – Consigliata per PET e vinili traslucenti o trasparenti. Velocità di produzione da 1 mq/h (High Quality 900x900dpi, 7 colori + bianco) ai 6,4 mq/h (High Speed 900x600dpi, 7 colori). Solo bianco dai 3,1 mq/h ai 5,0 mq/h.
  • CMYKLcLmLkOr (8 colori), CMYKLkOrGr (7 colori) – Consigliata per vinili e banner. Velocità di produzione dai 3 mq/h (High Quality 900x900dpi) ai 12,3 mq/h (High Speed 600x600dpi)
  • CMYK (4 colori) – Consigliata per vinili e banner. Velocità di produzione dai 4,9 mq/h (High Quality 900×900 dpi) ai 30,4 mq/h (Billboard, 600x600dpi).

Facciamo un esempio concreto di cosa ciò significhi. Una velocità media di stampa su vinile in modalità Standard a 7/8 colori è di 7,6 mq/h mentre in quadricromia, sempre su vinile, in modalità Standard è di 12,8 mq/h.

Questo porta la produzione giornaliera, calcolata su 8 ore di lavoro, senza considerare carico e scarico del materiale e la preparazione del file, dai 60,8 mq ai 102,4 mq al giorno.

Se usiamo il solo bianco, la produzione in modalità Standard è di 5 mq/h, pari a 40 mq al giorno.

Questo è molto importante perché saranno poi le velocità “di mezzo” o Standard a essere le più usate.

Una carrellata di applicazioni possibili con Roland TrueVIS VF2
Una carrellata di applicazioni possibili con Roland TrueVIS VF2

Batterie di più VF2 soddisfano ogni esigenza produttiva degli stampatori, che possono lavorare su diversi materiali contemporaneamente a diverse velocità e risoluzioni, mantenendo la stessa colorimetria (grazie a Roland VersaWorks) e qualità molto alte.

Le varie modalità disponibili permettono sia di configurare la macchina secondo il lavoro che si andrà a fare ma anche di poter variare la velocità produttiva secondo i materiali che usiamo o le richieste dei clienti.

Il dettaglio diventa ancor più importante perché si tende, all’atto del confronto tra stampanti, a ragionare solo sulle massime velocità di stampa, che adottano risoluzioni valide solo per prove di stampa e non vendibili o combinazioni d’inchiostro che diventano poi ingestibili a causa dei costi di gestione o della velocità.

Dal suo canto, VF2 bilancia brillantemente le combinazioni d’inchiostro e le velocità con un regime produttivo adeguato e onestamente vendibile da parte di un’azienda di stampa.

Un esempio di banner stampato con TrueVIS VF2-640
Un esempio di banner stampato con TrueVIS VF2-640

Arancione, verde e bianco nel VF2-640

L’uso di colori spot (cioè colori che non fanno parte della classica quadricromia) come il bianco, l’arancio e il verde hanno lo scopo di estendere la gamma colori riproducibile dal VF2-640 e di accelerare la produzione, specialmente per stampe con colori particolari, evitando di perdere tempo nell’ottenere il colore richiesto con l’uso della sola quadricromia.

 

Il gamut riproducibile con VF2-640
Il gamut riproducibile con VF2-640

Sono indispensabili per la riproduzione di colori tipo Pantone © o DIC ©che altrimenti sarebbero fuori scala e non stampabili con la sola quadricromia.

Uno degli esempi classici che si portano è quello del Pantone Orange 21C, normalmente non riproducibile con la sola combinazione inchiostro, profilo e livelli d’inchiostro.

Applicazione con inchiostro arancione TrueVIS Ink e VF2-640
Applicazione con inchiostro arancione TrueVIS Ink e VF2-640

L’uso del verde e dell’arancione con VF2 consente di coprire dl 90 a 97% dei colori Pantone©.

Questo significa essere pronti alla riproduzione di specifici colori senza perdere tempo in prove e tarature oppure creare progetti grafici che includono grafiche più calde e impattanti, non riproducibili con la normale quadricromia.

Questi colori intervengono anche nel rinforzo dei rossi e dei verdi (si pensi a tramonti, albe, riproduzione di foreste o fogliame) e permettono una maggiore flessibilità, soprattutto se si ha una clientela che ha bisogno di fuori scala o di riproduzione di colori particolari.

Il bianco invece ha diversi usi, ma i principali sono la stampa su materiali scuri, trasparenti, metallizzati, iridescenti e traslucenti.

Questi colori spot, o tinte piatte, vengono gestiti tramite profili appositi dal RIP VersaWorks.

Sia il verde che l’arancione  hanno delle librerie specifiche stampabili in VersaWorks, oltre le librerie standard contenute nella Roland Color System Library,  per riprodurre l’esatta tonalità richiesta. Ve ne sono 122 per il verde e 142 per l’arancione.

La libreria di Roland Color System Library, una volta stampata, consente di individuare subito il colore richiesto dal cliente sul materiale prescelto.

True Rich Color

True Rich Colour (letteralmente il colore veramente ricco) è un’impostazione di Roland VersaWorks per sfruttare al massimo la riproduzione della gamma colore generata dalla combinazione della tecnologia di stampa di TrueVIS (nel caso specifico del VF2-640) e dell’inchiostro, per la stampa di colori che così facendo hanno un impatto veramente notevole in termini di vividezza e brillantezza, senza perdere la precisione dei toni di grigio, la ricchezza e la precisione dei passaggi tonali e la riproduzione perfetta della cromia degli incarnati e delle gradazioni della pelle.

L’impostazione True Rich Color ha un gamut riproducibile quasi simile all’RGB, preservando però la naturalezza e la ricchezza del dettaglio. Un settaggio che ci sentiamo sempre di consigliare, che lavora con tutte le configurazioni di colore ed esprime il suo meglio quando si utilizzano gli otto colori.

True Rich Color
True Rich Color

Le certificazioni per gli stampati realizzati con VF2-640

Gli inchiostri TR2 in dotazione con VF2-640 hanno una garanzia sullo stampato nell’utilizzo di materiali 3M™ o Avery Dennison™.

Nel dettaglio, abbiamo per 3M™ la certificazione di garanzia 3M™ MCS™  che permette di offrire prodotti certificati quando si utilizzano inchiostri TR2 e specifici materiali 3M™ (previa certificazione con 3M stessa) e cioè una garanzia per la durata dell’installazione contro sbiadimenti, crepe, distacchi della grafica e altri aspetti relativi la conservazione dello stampato.

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Le certificazione di Avery Dennison™ ICS Performance Guarantee (ICS sta per Integrated Component System). Anche qui, la combinazione di materiali Avery™ e inchiostri TR2 consentono di avere una performance garantita dello stampato a livello temporale, grazie alle ricerche e ai test combinati tra Avery™ e i maggiori costruttori di periferiche (da qui il sistema integrato). Il programma ICS Performance Guarantee è disponibile qui, dove sono indicati gli scopi di utilizzo e i materiali certificati.

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Vi è poi la certificazione GREENGUARD Gold UL 2818 per gl’inchiostri TR2. La certificazione GREENGUARD Gold accerta i fattori di sicurezza da tenere in considerazione per soggetti sensibili (come ad esempio bambini e anziani) e assicura che il prodotto può essere usato in ambienti come scuole e ospedali.

Importante quindi quando si lavora nell’ambito della decorazione di ambienti più sensibili e da proporre quando si lavora con architetti, designers e responsabili delle costruzioni che sono alla ricerca di prodotti da terze parti sicuri, sostenibili e certificati, da inserire negli edifici.

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Non c’è dubbio che offrire una certificazione, se richiesta, aumenti la professionalità dell’azienda, con mutuo beneficio tra certificazione e certificato e aggiunge un’altra caratteristica importante a quelle già elencate per Roland VF2-640.

Stampa e taglio. Aggiungere un plotter da taglio a VF2-640

Roland è famosa per le sue periferiche stampa&taglio. E’ leader mondiale per questa tipologia di periferiche, avendone vendute migliaia sin dal 1995, quando introdusse la prima stampa&taglio PNC-5000 a tecnologia termica e nel 1996, con la prima stampa&taglio a getto d’inchiostro CJ-70.

Ma forse non tutti sanno che Roland ha da sempre progettato e venduto plotter da stampa. Già nel 1998 introduce l’FJ-50, base acqua o dye, con configurazioni CMYKLcLm o CMYKOrGr premiato dall’organizzazione DPI con il riconoscimento di prodotto dell’anno. Nel 2000, con l’Hi-Fi Jet Pro, con goccia variabile a 8 colori CMYKLcLmOrGr. Una rivoluzione in termini di qualità di stampa, con tantissimi modelli successivi di cui il VF2-640 è l’erede.

Da diverso tempo, Roland ha dato la possibilità di accoppiare il plotter solo stampa con una periferica da taglio, per eseguire lavori di scontorno delle grafiche stampate. Il VF2 è estremamente sofisticato sotto questo punto e tramite Roland VersaWorks, lavora con plotter da taglio Roland o di altre marche. Con i plotter Roland GR2, raggiunge una sintesi perfetta per il taglio di grafiche laminate e non, con la precisione massima, grazie alla possibilità di gestire i crocini di registro in molteplici modi, di eseguire stampa e taglio o taglio e stampa. Il tutto direttamente da Roland VersaWorks e la possibilità di scegliere tra taglio standard o passante.

Lavorare con VF2-640 e GR2 permette di avere una soluzione di stampa e taglio separata, indicata principalmente per chi fa volumi più grandi e la possibilità di avere le macchine dedicate per specifici lavori ma anche facilmente accoppiabili per lo stampa e taglio tramite un unico software.

VF2 e GR2
VF2 e GR2

Particolari costruttivi di Roland DG TrueVIS VF2-640

La cosa più immediata da fare quando ci si avvicina a una VF2 è di cominciarla a guardare da vicino. In primis, per un design unico, non riscontrabile in nessun altra periferica da stampa. Poi i particolari costruttivi.

Luce LED bianca neutra sul piano di lavoro per verificare la qualità cromatica durante la stampa. La luce LED diventa rossa quando la periferica segnala la richiesta di attenzione dell’operatore.

Per la parte di trascinamento, vi sono rullini pressori ad hoc che spingono il materiale su un rullo zigrinato per un grip perfetto del materiale.

Piano in metallo (così come lo chassis) che garantisce robustezza ed eliminazione delle vibrazioni e che ospita sia l’unità di riscaldamento sotto la testina per preparare il materiale e aprirne i pori per facilitare la penetrazione dell’inchiostro, sia l’asciugatore in uscita per fissare l’inchiostro sul materiale.

Cuscinetti lineari per lo scorrimento del carrello di stampa ad altissima precisione e motori servoassistiti con circuito di controllo della giusta trazione del carrello e dei materiali. Carello di stampa che ospita quattro testine Roland FlexFire a tecnologia piezoelettrica con risoluzione di 1200dpi a goccia variabile a partire da 4pl.

In più, circuito di ricircolo del bianco dedicato in modo da evitare il deposito dei pigmenti dell’inchiostro che si aziona in automatico.

Unità di pulizia testina completamente rinnovata e sistema di luci LED sulle testine che si accendono in automatico in caso di pulizia manuale.

Sistema di mascheramento dei nozzle della testina nel caso di otturazioni durante la stampa, per garantire sempre la qualità e l’uniformità della passata.

Luci LED sono anche disponibili sopra le cartucce che lampeggiano nel caso l’inchiostro sta per terminare.

 

Qualità VF2

Roland DG Connect

Ma come controllare l’uso e le performance della nostra o delle nostre VF2-640? Come capire i consumi, l’utilizzo dei media, i tempi di manutenzione, ricevere i messaggi di allerta sul nostro telefonini?

Roland ha lanciato, proprio con la serie TrueVIS, la piattaforma Roland DG Connect. Disponibile sia su app OS e Android e via web, Connect è sostanzialmente il centro di controllo delle performance della periferica.

Costruita con una serie di dashboard aggiornate in tempo reale, offre la panoramica sul funzionamento della macchine, dei consumi, dell’utilizzo giornaliero e di eventuali messaggi d’errore. In un solo colpo, si riesce a capire come si sta lavorando, come va la produzione giornaliera e programmarsi le operazioni di mantenimento della periferica.

Un incredibile valore aggiunto gratuitamente a disposizione per gli utilizzatori di VF2.

Roland DG Connect
Roland DG Connect

Per concludere

Questa disamina del modello VF2 dovrebbe aver fornito abbastanza particolari per una scelta consapevole.

Oggi sono tante le proposte a livello tecnologico da diversi costruttori come HP, Epson, Mimaki e la scelta può risultare difficile o guidata solo da fattori che dopo l’acquisto non hanno alcuna rilevanza per lo stampatore.

Con TrueVIS VF2-640 Roland offre un prodotto mirato alla qualità e alla versatilità, sia in ambito produttivo che applicativo.

Roland ha un’esperienza costruttiva per questa tipologia di periferiche unica. Per questo, VF2 è una periferica che regala soddisfazioni all’utilizzatore, sia per la semplicità dell’uso ma soprattutto per la qualità egli stampati sui diversi materiali e la riproduzione dei colori PantoneÒ.

Configurabile secondo esigenze, accoppiabile con un plotter da taglio per il lavori di stampa e taglio, solida e affidabile, rappresenta una scelta sana per un’azienda che produce e investe nella stampa digitale.

Da considerare inoltre il valore della periferica nel tempo e rappresenta un assegno sempre spendibile in caso di futuri cambi o rinnovi della stampante.

L’invito è quello di chiedere al vostro rivenditore una prova reale e una dimostrazione delle potenzialità di Roland TrueVIS VF2-640. Non ve ne pentirete!