Quando il tuo cliente usa l’intelligenza artificiale

IA e la proposta commerciale

È una normale visita commerciale.
L’atmosfera è buona, il cliente sembra attento. Di colpo, scrolla la proposta con un mezzo sorriso, poi alza lo sguardo e dice: “L’ho già fatta leggere a ChatGPT. Mi ha segnalato tre punti poco chiari.

Pausa.

Non è una provocazione. È il presente.

Infatti, sempre più aziende stanno portando l’intelligenza artificiale dentro le decisioni d’acquisto. A volte in modo consapevole, altre volte no. Ma accade. E accade prima ancora che tu abbia finito di parlare.

L’AI è già seduta al tavolo con il tuo cliente

Oggi per usare l’IA non serve una piattaforma sofisticata. Basta copiare e incollare la proposta sull’IA di WhatsApp e l’IA si mette al lavoro:

  • analizza il tono
  • confronta i prezzi
  • cerca punti critici
  • suggerisce domande per la trattativa o si mette al tuo posto per simularla

È diventata una seconda mente del buyer. Silenziosa, veloce, spietata.
E se tu non lo sai, rischi di parlare solo a metà della tua audience

Non basta adottare l’AI. Bisogna gestirla

Il vero rischio oggi non è solo che il cliente sia più informato (anzi, un cliente informato è un segno di attenzione al tuo lavoro). Il rischio è che tu sia più lento di lui nell’uso di strumenti di IA e che ogni tua affermazione debba giustificarsi rispetto a quello che lui ha già letto dalla sua IA.

Per questo oggi non basta usare l’intelligenza artificiale per fare marketing o la vendita. Bisogna anche usarla per mettersi nei panni del cliente:

  • Cosa capisce della nostra proposta se la fa leggere e analizzare a un’IA?
  • Quali criticità emergono quando la nostra offerta viene analizzata punto per punto da un’IA che nel suo knowledge base ha visto migliaia di offerte durante il suo training?
  • Se cerca informazioni su di noi sul nostro sito, capisce perché i clienti dovrebbero fidarsi? Il nostro sito la rassicura o la confonde?

Role playing con l’AI. Come prepararsi alle nuove obiezioni

Prova questo semplice esercizio. Prendi la vostra offerta commerciale e chiedi a un’IA come ChatGPT la seguente domanda:

“Agisci come un buyer esperto nel settore X (il tuo cliente). Leggi questa proposta. Trova i punti poco chiari, quelli deboli, i vantaggi che potrei avere o i problemi che potrei aspettarmi e le domande che potresti farmi.”

Quello che otterrai sarà:

  • una lista di domande taglienti e approfindite
  • vuoti informativi dell’offerta
  • affermazioni non sufficientemente supportate da fatti reali
  • punti di forza che sembrano vantaggi per voi, ma non lo sono per il cliente

E da lì si riparte:

  • per chiarire
  • per riformulare
  • per prepararsi davvero simulando una conversazione con l’IA che si comporta come il tuo cliente

Essere IA-ready. Una mini checklist che può aiutare

Bene, a questo punto possiamo adottare un semplice ma efficace accorgimento, che ci aiuta a strutturare meglio la nostra proposta. Una veloce checklist che sia noi o i nostri venditori potranno utilizzare per controllare l’offerta.

☐ Ho testato la proposta con un’AI simulando il cliente
☐ Ho reso chiari i benefici e i risultati, non solo le caratteristiche (qui raccomando di adottare la metodologia CVB, caratteristiche>vantaggi>benefici reali per il cliente)
☐ Ho fornito prove concrete (case, dati, feedback)
☐ Ho usato un linguaggio chiaro, essenziale, accessibile
☐ Ho anticipato le obiezioni
☐ Ho spiegato perché noi, non solo cosa offriamo

🌐 Come ci vede l’AI (e perché ci deve trovare nei posti giusti)

E poi c’è il prequel della proposta: la ricerca. Oggi gli LLM come ChatGPT, Gemini, Claude, Perplexity, proprio come i motori di ricerca tipo Google o Bing, vanno a cercare informazioni su di noi e sui nostri concorrenti, se il cliente lo richiede.
Prova a scrivere su ChatGPT:

“Cosa si dice dell’azienda [X]?”
“È un’azienda affidabile?”
“Mostrami dei case study.”

E loro iniziano a scandagliare il web. Il tuo sito in primis. Ma anche recensioni, forum, articoli di terzi.
E se il contenuto migliore non è tuo, non controlli più la narrativa. È come se la reputazione fosse già automatizzata dall’IA. E la tua azienda, già giudicata, prima ancora di entrare in riunione.

Cosa fare subito

  • Cura il sito. Deve essere trovato e contenere le risposte giuste alle domande dell’IA.
  • Rendi i tuoi contenuti AI-friendly, chiari sin dal titolo, strutturati in ordine logico, orientati ai risultati per il cliente (di nuovo, usa il metodo CVB quando possibile, anche per la pagina “Su di noi”).
  • Esplicita le skill verticali e le referenze della tua azienda.
  • Inserisci case story reali, con dati e testimonianze.
  • Aggiorna regolarmente LinkedIn, Facebook e altri touchpoint.
  • Inserisci FAQ che le IA amano.
  • Chiedi alla tua agenzia SEO con l’IA vede il tuo sito.

Se non lo fai tu, lo farà qualcun altro. O peggio, lo farà un algoritmo, con dati incompleti.

Un nuovo capitolo è già iniziato

La fase dell’entusiasmo da “proviamo ChatGPT” è alle spalle. Oggi l’intelligenza artificiale è democratica, ovunque, trasversale. E se tu non la usi, il tuo cliente probabilmente sì. Se non prepari le tue risposte, lui prepara le sue domande. Se non curi la tua immagine online, qualcun altro o qualcosa ne farà un riassunto per lui.

Il tema quindi non è se usare l’AI. È cosa vede l’AI di te, e cosa racconta al cliente.
Ecco perché oggi serve un marketing e una vendita che considerino anche questo. A parità di prodotto, a parità di prezzo, vincerà chi riesce a farsi capire meglio, anche da un algoritmo.

Autore: Vittorio

Con oltre 20 anni di esperienza nel marketing B2B e una particolare passione per la creatività e la tecnologia, oggi ricopro il ruolo di Head of Marketing Research, Planning and Technology presso Roland DG EMEA, dove mi occupo di strategie per i settori della stampa digitale, personalizzazione e modellazione. Mi occupo di tutto ciò che ruota intorno al marketing: dalla pianificazione strategica alla gestione di team e budget, passando per social media, AI, CRM, eventi, fiere e sviluppo di nuovi prodotti e servizi.