Serigrafia e digitale. Un futuro ibrido

Secondo l’ultimo rapporto Smithers, di cui ho letto il commento fatto da WhatTheyThink, sembra ci sia una fotografia abbastanza nitida dell’evoluzione del mondo della serigrafia. Nelle applicazioni mainstream, quelle più vicine alla stampa digitale e alla comunicazione visiva come cartellonistica, grafiche per punti vendita, regalistica, oggettistica promozionale, abbigliamento promozionale e sportivo, la serigrafia arretra. Il valore, stimato in 9,37 miliardi di dollari nel 2025, scenderà a poco più di 8 miliardi nel 2030. Nello stesso arco di tempo invece, la stampa digitale continuerà la sua corsa fino a superare, per la prima volta, i 200 miliardi di dollari.

stampa digitale

Secondo l’ultimo rapporto Smithers, di cui ho letto il commento fatto da WhatTheyThink, sembra ci sia una fotografia abbastanza nitida dell’evoluzione del mondo della serigrafia. Nelle applicazioni mainstream, quelle più vicine alla stampa digitale e alla comunicazione visiva come cartellonistica, grafiche per punti vendita, regalistica, oggettistica promozionale, abbigliamento promozionale e sportivo, la serigrafia arretra. Il valore, stimato in 9,37 miliardi di dollari nel 2025, scenderà a poco più di 8 miliardi nel 2030. Nello stesso arco di tempo invece, la stampa digitale continuerà la sua corsa fino a superare, per la prima volta, i 200 miliardi di dollari.

La serigrafia ci interessa perché è un mondo complementare a quello della stampa digitale e le sue evoluzioni possono essere viste come paradigmatiche di ciò che può succedere nel digitale. Quanti serigrafi, alla comparsa delle tecnologie di stampa digitali, le hanno adottate iniziando il “movimento” dei sign maker oppure della produzione di oggettistica on-demand? Storicamente, sono due tecnologie che hanno sempre convissuto e quello che accade nell’una si riflette nell’altra.

Perché se la serigrafia fatica sulle piccole pezzature e sulla consegna rapida (ricordate una cosa simile con la stampa offset e la comparsa del piccolo formato?), resta valida quando si tratta di depositare spessori più elevati sul materiale, di garantire resistenze estreme o di lavorare con inchiostri conduttivi o particolari, non ancora eiettabili dalle attuali tecnologie inkjet. Infatti, nello stesso report si legge che il tessile serigrafico crescerà dai 16,8 miliardi del 2025 a oltre 20 miliardi nel 2030, mentre l’elettronica stampata, RFID, touchscreen, circuiti, valgono già più di 31 miliardi.

Stampa UV Industriale Roland
Un esempio di piccola produzione personalizzata con la stampa digitale UV

Il digitale che avanza

Nel frattempo, secondo Smithers, l’inkjet corre. Dal 2020 cresce a quasi il 10% annuo e nel solo comparto industriale vale già oltre 30 miliardi. Una spinta alimentata da testine più performanti, inchiostri speciali e da quella versatilità che permette di passare con naturalezza su diversi substrati, dal vinile al tessile, dalla decorazione d’interni al packaging, sempre preservando il valore delle piccole tirature, di richieste specifiche oppure on-demand. Per non dimenticare l’evoluzione verso prodotti più sostenibili. Uno dei punti di forza del digitale, infatti, anche in ambito industriale, è quello di ridurre a zero gli stoccaggi di telai, film e dello smaltimento degli inchiostri.

La conferma arriva anche dal report Gelato 2025: tre quarti degli stampatori dichiarano che metà dei propri ricavi provengono ormai dal digitale, e il 70% individua in personalizzazione, on-demand e sostenibilità i driver principali della crescita. In altre parole, il digitale non è solo un’alternativa ma un linguaggio nuovo. È diventato il ponte naturale tra produzione e nuove aspettative di mercato.

Oltre la grafica. Il manifatturiero europeo

Se allarghiamo lo sguardo oltre la comunicazione visiva, vediamo che la stampa digitale è già entrata nei reparti manifatturieri europei. Nell’automotive viene usata tanto per le livree dei veicoli industriali quanto per inserti personalizzati. Negli elettrodomestici, un frigorifero può trasformarsi in un media brandizzato. Nell’elettronica o nell’impiantistica, i pannelli di controllo vengono decorati o marcati direttamente in linea, senza scorte di parti pre-stampate.

I numeri poi confermano questa spinta. Il mercato europeo cresce in media del 6% l’anno fino al 2030, con punte nel packaging (+9%) e nella stampa UV (+8%), scelta per la sua capacità di lavorare su vetro, plastica e metallo. La Germania resta il mercato di riferimento, ma anche l’Europa dell’est presenta prospettive interessanti, favorite da nuovi stabilimenti produttivi che adottano il digitale fin dall’inizio.

Profittabilità e il rischio della corsa al ribasso

Il sondaggio Widthwise 2025, pur limitato al Regno Unito (con tutte le sue peculiarità ma comunque assimilabile ad altri mercati) e relativo principalmente al mondo della stampa e della comunicazione visiva conferma che i passi nella direzione del digitale sono già acquisti e consolidati, con oltre il 70% degli intervistati che possiede già una stampante UV e un terzo intende investirci ancora.

Ma dietro questo dato, c’è anche un’altra realtà relativa all’uso di tecnologie digitali. Il 65% dei clienti degli stampatori intervistati mette il prezzo come prima priorità, davanti a qualità, servizio e sostenibilità. È la fotografia di un settore che corre verso l’innovazione ma deve ogni giorno combattere con la trappola del prezzo più basso, sintomo di un mercato maturo in cerca di altri sbocchi più profittevoli.

Molti infatti stanno spostando il focus verso mercati a più alta marginalità, come l’interior design, la decorazione industriale o il packaging su misura (prototipi, mock-up e piccole tirature), dove i progetti sono verticali e più remunerativi. Altri scelgono la strada dello one-stop-shop, ampliando l’offerta dal piccolo formato all’abbigliamento, passando per regalistica e allestimenti. È un modo per alleggerire il “carico cognitivo” dei clienti, che preferiscono affidarsi a un unico partner affidabile piuttosto che frammentare gli acquisti tra fornitori diversi e giostrare le marginalità tra diverse tecnologie.

Un esempio di stampa UV flatbed per la personalizzazione industriale
Un esempio di stampa UV flatbed per la personalizzazione industriale

Il futuro è ibrido

Come risulta evidente, la vera chiave sta nell’orchestrare e nello sperimentare cose nuove. Siamo partiti dalla serigrafia, che giocoforza ha dovuto ritagliarsi degli spazi più verticali ma sicuramente più profittevoli, e siamo arrivati al digitale, che sta seguendo la stessa onda evolutiva, con diversificazioni applicative a cascata. Sempre più spesso, le offerte alla clientela sono fatte da soluzioni tecnologiche ibride che uniscono il meglio dei diversi mondi, dal serigrafico al tampografico sino al digitale in tutte le sue forme (eco-solvente, latex, sublimatico, UV, DTF, DTG). Da un singolo file a diverse declinazioni. Quindi tecnologie non più “rivali” ma complementari. E aziende che possono e devono provare a diversificare per testare nuovi mercati, nuove offerte o nuovi servizi adottando strategie a coda lunga. Ciascun elemento, con il proprio ruolo, funzionale o strategico, è capace di aggiungere valore e di fare la differenza dell’azienda nel mercato.

Autore: Vittorio

Con oltre 20 anni di esperienza nel marketing B2B e una particolare passione per la creatività e la tecnologia, oggi ricopro il ruolo di Head of Marketing Research, Planning and Technology presso Roland DG EMEA, dove mi occupo di strategie per i settori della stampa digitale, personalizzazione e modellazione. Mi occupo di tutto ciò che ruota intorno al marketing: dalla pianificazione strategica alla gestione di team e budget, passando per social media, AI, CRM, eventi, fiere e sviluppo di nuovi prodotti e servizi.